I “superpotenziati”
Sul blog siamo in vena di pane e nutella. Vi rivelerò una parte di me ora che vi presento questi personaggi che conosciamo tutti. Personaggi che, se anche non abbiamo seguito su pagine colorate o in film che ancora faticavano a ricreare gli effetti speciali, sono comunque parte di noi. Io non ho mai letto i fumetti, ho visto i film adesso. Ma sono stati in molti casi la mia ispirazione. Chi, in uno slancio di altruismo, non ha mai sentito dire a un parente una frase del tipo:
“Fai già anche troppo, università, lavoro, tutto questo tempo con me. Non sei mica Superman, sai?”
Spiderman, zia May rivolta a Peter Parker, film 2002
Padre: Ti hanno fatto male?
Clark: Sai che non possono.
Padre: So che non possono, volevo dire se tu ti senti bene.
Clark: Volevo picchiarlo. Ma gli avrei fatto molto male.
Man of Steel, film 2013
Clark Kent da ragazzo era preso di mira dai bulli. Siccome se avesse risposto alle loro provocazioni, avrebbe rivelato chi era davvero, subiva passivamente queste umiliazioni. In una di queste occasioni il padre adottivo è presente e i bulli si allontanano, non vogliono essere visti.
Non avendo mai letto i fumetti, ho sempre sostenuto fossero un fast-food, quando uscì il film l’anno scorso colsi l’occasione. Pensavo che fra l’altro, essendo un film sulla storia di come è diventato un eroe, poteva anche essere un’idea. Insomma, com’è che una persona diventa un eroe? Da un momento all’altro?
Essere un eroe è una scelta, lo deve essere, altrimenti agirebbero una volta e mai più. Un eroe invece continua, cerca il male, lo combatte e lo vince per poi ricominciare daccapo. Tuttavia sappiamo tutti che fare una scelta richiede tempo, un processo di riflessioni, di cadute e di risalite.
Il film “Man of Steel” ci fa crescere assieme a Clark nella ricerca della propria identità: lo vediamo nascere per incorporare il sogno dei genitori e sopravvivere alla distruzione del suo pianeta. Vediamo come scopre di essere orfano, che i suoi poteri vengono da un altro pianeta e abbraccia il padre adottivo chiedendogli se poteva continuare a fingere di essere suo figlio. Come quando perde il controllo dei suoi sensi a scuola, in quel frangente di verità cerca la sua isola, cerca di farsi un mondo più piccolo, più semplice, dove vivere non significa sentire onde magnetiche, vedere come attraverso dei raggi x e sentire la forza per distruggere un camion a mani nude.
Vediamo un bambino anonimo, come mille altri presi di mira da bulli che credono di dimostrare così di essere il sale della terra. Vediamo un orfano accettare la sua verità e aggrapparsi con affetto e umiltà a due persone che, nella loro semplicità, cercano di sostenerlo. Vediamo infine un uomo che, nonostante l’occasione di essere finalmente riconosciuto, di avere degli eguali, abbandona tutto per salvare gli umani, quelli che lo umiliano, che lo emarginano.
Umani che non riconosceranno mai in Clark Kent lo stesso Superman che li salva dalla rovina.
Riassumendo possiamo quindi dire che Superman è esperto nel suo ambiente, con idee chiare di quello che lo circonda (anche in senso letterario) e quindi, come carattere, rientra senza alcuna difficoltà in due categorie: il fantasy eroico e l’Urban Fantasy.
Peter (vestito da Spiderman, già abbastanza malconcio): Io devo fermarlo…
Gwen (cerca di trattenerlo): Non sei costretto.
Peter: Devo, perché l’ho creato io.
The Amazing Spiderman, film 2012
Ho scelto di trattare gli ultimi due film che sono usciti perché, proprio come da Superman, ci mostra “la nascita” di un eroe. Tuttavia, contrariamente a Clark, Peter Parker subito dopo aver ottenuto i suoi nuovi poteri si difende da un attacco e ne approfitta per impartire una lezione al bullo che lo tormentava da sempre.
Peter Parker non ha paura di essere rifiutato, contrariamente a Clark Kent che stringe il padre adottivo a se e credo che sia la più grande differenza fra loro due. Infatti Clark sceglie di essere Superman per salvare gli umani, ma allo stesso tempo, convinto dalle parole del padre adottivo, pensa che il mondo non sia pronto per accettarlo. Peter Parker questa domanda non se la pone, se noi siamo pronti o no – da bravo adolescente si butta capo e collo nelle situazioni più rischiose anche quando avrebbe dei doveri nella sua vita reale, come alla consegna dei diplomi che arriva in ritardo e tutto affannato.
Nel terzo film con Tobey Maguire (una trilogia da vedere però a parte) vediamo che ancora questa scelta dell’essere eroe non è maturata del tutto. Certo, salva sempre la situazione come con Electro (o come diamine si scrive), ma lo fa perché si sente gratificato, esaltato, una sensazione che prima di diventare forte e “ragnesco” non aveva. Lo vediamo perché cede alla tentazione di diventare più forte, lo Spiderman nero prende il sopravvento. Peter sceglie di essere Spiderman quando realizza che volere quel potere in più, lo Spiderman nero, significa solo essere in preda a rabbia e odio. E forse è già troppo tardi per riguadagnare l’aiuto del suo migliore amico, Harry Osborn, in una battaglia che – ora che conosce la mostruosità di un superpotere potenziato – non potrà mai vincere da solo.
Mentre i nuovi due film dell’adolescenza di Peter potrebbero essere riconducibili a un incrocio fra un High Fantasy (Peter deve imparare a usare i suoi poteri, anche se non è proprio impacciato) e un Urban Fantasy, l’ultimo film della trilogia con Maguire è per me decisamente un Low Fantasy con un tocco di Dark, perché Peter diventa sempre più un antieroe finché non rifiuta l’abito nero e se lo straccia letteralmente di dosso.
Per la prossima puntata:
Lo so, dovevo parlarne oggi… non avevo più posto. Grazie per la vostra costante lettura e comprensione.
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