La gente ci tiene tanto a sapere perché scrivo roba così truculenta. Mi piace dire che è perché ho un cuore da ragazzino… E lo tengo in un’ampolla sulla mia scrivania.
Stephen King, parlando dei suoi libri
Bastano poche righe sulla prima pagina di uno dei suoi libri per ritrovarsi davanti a tre possibilità:
Io decisi di farmi venire un gran mal di testa e di passare poi all’opzione numero tre. Mai più libri di Stephen King.
Non è una critica al suo modo di scrivere, anzi, personalmente adoro gli scrittori che mettono al centro dell’attenzione il personaggio e ciò che prova, ma… ecco, come dire, non è che ci tengo a contare i fili dei muscoli che gli vengono strappati e l’osso che si stacca con un sonoro “cloc” dalla spalla, seguito da un urlo disumano che si trascina per un paragrafo di cinica malignità. Se dicevo che la guerra è quasi d’obbligo nel fantasy, allora qui il sangue e la psicologia sono il nostro focolare… a base di carneficina umana.
Non posso sostenere che ci sia un vero protagonista nel Dark Fantasy, tuttavia possiamo trovare caratteri sia da Heroic Fantasy che da tipico Low Fantasy (gli antieroi, quelli che o vengono fraintesi oppure guardano davvero solo al proprio tornaconto, tipo Dubhe in Le guerre del Mondo Emerso e in Le leggende del Mondo Emerso). Quindi avrebbe poco senso fare una lista di caratteristiche, dato che è così vario. Quello che possiamo invece caratterizzare è la componente dell’orrore nel Dark Fantasy, poiché, come avrete già intuito dalla mia introduzione, è fortemente basato sul horror (per approfondire, leggete qui).
Contrariamente a molti altri generi del fantasy, il Dark si può dire fra i più versatili di tutti: stringe la mano all’Urban Fantasy, si allea (raramente) al High Fantasy, passeggia a braccetto con i romanzi fantastici (parleremo di questi ultimi in un’altra puntata) e non si scandalizza a patteggiare con qualsiasi altro genere fantasy. Un buon esempio è Aurora, Sleeping Beauty: la protagonista è chiaramente ispirata, almeno di nome, dalla celebre fiaba della Bella Addormentata, eppure il racconto rientra nel gotico e l’autrice è nota come regina italiana del genere. Con il fantasy comico tuttavia il Dark non ha ancora trovato un compromesso per conviverci, quindi è l’unico genere fantasy che non andrà mai a incrociarsi con il Dark.
Visto così, l’unico metro di misura potrebbe essere il nostro ventriglio, come direbbero i gufi di Ga’Hoole nel libro di Katryn Lasky.
Ma come distinguiamo il Dark Fantasy da tutti gli altri generi, dato che il mio stomaco non corrisponde a quello di molti altri?
Ecco qui qualche suggerimento:
Variando molto nelle caratteristiche dei protagonisti, il Dark Fantasy ha comunque una proprietà che lo rende identificabile anche nei suoi intrecci più strambi: nel Dark Fantasy respiriamo la paura, l’incertezza del futuro, un passato che viene a tormentarci e a distruggerci, provocando un’apocalisse che non potremo impedire. Nel Dark Fantasy i nostri protagonisti potranno fare qualsiasi cosa, prevedere persino il nemico, ma infine riconosceranno di essersi legati da soli la corda attorno alla gola. Si potrebbe dire che il Dark Fantasy è una versione apocalittica dello Sword and Sorcery di cui abbiamo parlato qualche mese fa.
Per citare un esempio di Dark Fantasy molto conosciuto, oltre a Dracula e Frankenstein, troviamo certamente al primo posto le Cronache del ghiaccio e del fuoco di G.R.R. Martin (più noto è il titolo della serie TV e del videogame Il Trono di Spade), in cui i nostri protagonisti agiscono per proprio tornaconto, puntando a un trono che porta solo il potere e di certo nulla di confortevole. I protagonisti continuano a puntarsi il dito a vicenda e a tagliare le teste piuttosto che unire le forze contro i nemici che approfittano dell’inimicizia per crescere e poi annientare tutti quanti. Personalmente sono di ritorno da un week-end al Vaticano e ho dormito per terra: se è stato duro quel pavimento di pietra con una pigna di giornali sotto, mi figuro quanto più comodo possa essere al confronto un trono di spade. Di certo non si trova fra le mie ambizioni.
Insomma, come l’autore fa dire a uno dei suoi innumerevoli personaggi, “al Gioco del Trono o si vince o si muore”.
Non per fare l’uccello del malaugurio agli appassionati lettori (io non faccio ancora parte della schiera), ma ho l’impressione che di questo passo moriranno tutti.
L’illustrazione qui mi sembra calzare a pennello. La bionda è l’autrice di Harry Potter, il signore con la barba invece G.R.R. Martin
Tanto per restare nell’ambiente apocalittico.
Per la prossima puntata:
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Ahahahahhahaah, troppo carino il commento su Martin e le sue Cronache!! Io non ho Sky, quindi premetto che procedo nella narrazione solo grazie ai libri, ma proprio per questo temo che lo scrittore sia stato contagiato da quel “delirio di onnipotenza” di cui parlava Alessandro in un suo articolo. Nel senso che, nel breve lasso di tempo di una pagina o due, lo scrittore riesce a far sparire intere casate o immensi territori. Per non parlare del fatto che quel dannato trono, scomodo quanto bramato, rischia di restare desolatamente privo di un deretano reale che abbia gli attributi per tenerselo. E se alla fine davvero dovessero morire tutti… beh, comunque tanto di cappello a chi è riuscito a tenermi appiccicata alle sue parole per tutto il tempo! 🙂
effettivamente è sempre difficile trovare un autore capace di incollare il lettore alle sue pagine.
Io ho il vantaggio – oppure lo svantaggio – di riuscire a prevedere la fine di una trilogia già dopo i primi capitoli del primo volume, quindi per arrivare all’ultima pagina dell’ultimo libro l’autore deve essere convincente e sapermi sorprendere anche con poche scenette che magari non sono indispensabili per la trama, ma rendono il racconto più interessante.
Trattandosi da Martin di ben nove libri e sentendone parlare molto bene, mi conosco: non inizierò a leggere prima di aver concluso con la maturità, o lo studio passa in secondo luogo… XD
Beh, che dire… hai ragione!! Le “cronache…” di Martin per quanto mi riguarda sono avvincenti, quindi ti consiglio (se ancora vorrai farlo) di leggerle quando avrai tutto il tempo necessario per godertele ma restano comunque uno svago che non deve interferire con i programmi quelli veri!! E stavolta (piccolo consiglio), disattiva quella parte del tuo cervello che tende a prevedere e semplicemente lasciati coinvolgere. Ti divertirai un mondo!! 🙂