I Custodi

Ren aveva il sudore che le imperlava la fronte, ma sapeva bene che non doveva distrarsi altrimenti il fuoco protettivo si sarebbe spento.
Vedeva le sagome di Max e Tom davanti a lei, mentre le ombre si agitavano all’esterno del circolo di fuoco. Aveva impiegato relativamente poco per riuscire ad apprendere come sfruttare al meglio i suoi poteri, ma era stato comunque breve il tempo del suo apprendistato. D’altronde Marisa era tenuta prigioniera e andava liberata.
Il Conclave aveva fatto un corso accelerato a tutti e tre per permettergli di andare in soccorso della custode dello Spirito della Terra e l’Oracolo aveva predetto che ci sarebbe stato un solo momento propizio, quando il Padrone delle ombre non sarebbe stato sul luogo.
Avevano viaggiato tutto il giorno precedente per arrivare dall’altra parte del globo, in Italia ed esattamente a Bomarzo. Il Padrone delle ombre si nasconde proprio in un paesino italiano, sbuffò al solo pensiero del Parco che avevano dovuto attraversare per giungere alle grotte.
Era proprio adatto che un essere malvagio stesse nel Parco dei Mostri, una vecchia villa che il Principe Pier Francesco Orsini volle edificare per dare sfogo al suo cuore, così diceva. Ren pensava che non fosse tanto normale che uno costruisse una villa con un parco pieno di statue terrificanti “per sfogare il cuore”.
Avevano avuto dal Conclave il benestare per liberare Marisa, ma non per cercare di catturare o uccidere il nemico che li stava braccando. Secondo le altre streghe era troppo forte per loro e sicuramente avevano ragione. D’altronde l’unico adulto era Max, Tom aveva quindici anni e lei appena venti. Tutti e tre erano entrati nel mondo delle streghe e della magia da meno di un mese. Certo avevano doni straordinari in quanto custodi degli Spiriti Elementali, ma non avevano nessuna preparazione o esperienza. Si riscosse dai suoi pensieri quando si accorse del languire delle fiamme.
Non doveva perdere la concentrazione sul fuoco, altrimenti tutti e tre ne avrebbero pagato le conseguenze.
Stavano camminando nel dedalo di grotte, Ren era leggermente dietro gli altri due custodi e faceva muovere un cerchio di fuoco al passo con loro.
Le ombre ne erano terrorizzate.
Quando svoltarono nuovamente Ren rimase di sasso. In mezzo ad un’ampia cavità c’era una enorme palla di terra su cui le ombre erano appiccicate e si muovevano sinuose.
“Marisa! Marisa!” cominciò ad urlare Tom.
Ren cercò di farli avvicinare il più possibile senza bruciare la palla.
Tom dovette urlare ancora per parecchi minuti prima di vedere la prima crepa nella struttura di terra. Dopo poco un lato si aprì come se ci fosse stata una cerniera e all’interno potè vedere una donna di circa trent’anni, sporca e denutrita che strizzava gli occhi come se non vedesse la luce da parecchi giorni.
In effetti, se si era rintanata là dentro dopo che l’avevano presa era in quel bozzolo da almeno due settimane. Di cosa si sarà nutrita? Pensò Ren mentre faceva calare le fiamme per permettere a Max di afferrare la donna.
Le ombre si muovevano furiose attorno a lei, alcune si erano già allacciate alle sue braccia e gambe, ma non appena Max la prese e la trascinò all’interno del cerchio di fuoco, quelle si ritirarono gemendo, lasciando il loro prezioso carico.
“È quasi fatta” disse Tom scoccandole un sorriso speranzoso.
Ren non poteva parlare, lo sforzo di mantenere alte le fiamme consumava tutta la sua energia. Max riusciva a reggere Marisa, quindi si voltarono per fare il percorso inverso e uscire finalmente all’aperto.
Poteva farcela, doveva impegnarsi ancora per poco. Il pensiero si spense quando vide tre uomini armati proprio davanti a loro, a circa dieci metri di distanza. Puntavano le loro pistole con un ghigno divertito sulla faccia.
“Ci avete risparmiato un sacco di fatica, venendo voi da noi.”
Ren non sapeva che fare, se avesse abbassato il cerchio protettivo per lanciare qualche palla di fuoco come le avevano insegnato le streghe, le ombre li avrebbero attaccati.
Stava lambiccandosi il cervello quando un vento furioso iniziò a soffiare nei cunicoli, facendo volare i tre uomini armati, uno di loro, nei movimenti sconnessi dovuti alle folate di vento che lo stavano facendo vorticare, sparò.
Ren rimase gelata, ma non avvertiva dolore. Si guardò comunque il corpo per esserne certa, senza trovare nulla. Sospirò di sollievo, ma subito dopo sentì un gemito soffocato alle sue spalle.
Voltandosi vide che avevano colpito Max ad un braccio e il sangue usciva veloce dalla ferita.
“O Mio Dio!” urlò.
Distratta dalla ferita non fece caso alle fiamme che andavano scemando quando l’urlo di Marisa attirò la sua attenzione.
Le ombre si erano fatte più vicine e tentavano di ghermirli da fuori. Riprese la concentrazione e le fiamme si alzarono nuovamente.
“Ce la fai a portare Marisa?” chiese Tom a Max.
“Si, ora fermo l’emorragia, ma andiamocene da qui” rispose il custode dello Spirito dell’Acqua stringendo i denti.
Ren potè vedere il flusso di sangue che man mano diminuiva, non sarebbe guarito con i suoi poteri, ma potendo influenzare tutti i liquidi poteva evitare di morire dissanguato.
Gli uomini che li avevano minacciati erano ora appiccicati alle pareti con pose scomposte, impotenti grazie al vento che Tom aveva richiamato, e sicuramente con qualche osso rotto.
“Brutti abomini, lasciateci andare” gridò uno di loro per farsi sentire sopra le folate di vento.
Ren fece muovere il gruppo passandogli davanti e scoccandogli un’occhiata gelida. Definire i custodi abomini e poi lavorare per un mostro era da veri ipocriti.
Le ombre, vedendo che non avevano speranza di afferrare loro nel cerchio protettivo, si lanciarono sugli uomini e dopo poco le urla riecheggiarono nei cunicoli insieme ai sussurri inquietanti delle ombre.
Le corse un brivido sulla schiena e sperò che il loro capo arrivasse prima che fosse troppo tardi, certo quei tre avevano tentato di catturarli, ma quelle ombre potevano ucciderli e non era un pensiero che la facesse stare bene.
Ci misero il doppio del tempo per tornare sui loro passi, ora anche Tom aveva la fronte corrugata e madida di sudore. Non voleva far calare il vento, nel caso in cui ci fossero altre guardie innanzi a loro.
Quando finalmente uscirono dalle grotte Ren sospirò potendo finalmente estinguere le fiamme. Non era sicuro lasciarle accese, avrebbero potuto attirare l’attenzione di qualche custode del parco.
Si guardò attorno in cerca di eventuali pericoli, ma a quanto pareva le ombre erano soddisfatte del loro pasto e se lo stavano godendo.
“Ce la fate a correre?” chiese voltandosi verso gli altri.
“Proviamoci” disse Max afferrando meglio Marisa e inoltrandosi nel Parco dei Mostri per raggiungere la loro macchina.
Quando finalmente ci arrivarono si chiusero dentro sospirando.
“Grazie” disse Marisa con voce tremula.
Ren afferrò lo zaino che aveva lasciato in macchina e ne tirò fuori quattro bottigliette d’acqua che divise con gli altri custodi.
Passò a Marisa anche un pacco di wafer.
“Dritti in aeroporto!” disse Max quasi allegro mentre sfrecciava sulla strada.
Ren poteva vedere che ogni tanto stringeva le labbra, evidentemente anche fermando l’emorragia il dolore era comunque presente.
“Vuoi che guidi io Max? Ormai siamo lontani da Bomarzo.”
Max ci pensò un po’ su e poi annuì.
Fecero il cambio di posto velocemente e Ren fu soddisfatta quando lo vide addormentarsi dopo meno di dieci minuti. Avevano davanti un’altra ora di macchina fino all’aeroporto e almeno gli altri potevano riposare.
Anche lei era stanca, ma di certo non poteva far guidare un ragazzino di quindici anni. Decise che avrebbe dormito in aereo fino a New Orleans.

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Le Ombre
La Sacerdotessa e il Cacciatore
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Oceanografa a tempo perso, grande lettrice che non disdegna dai classici agli ingredienti dei succhi di frutta. Nutre una grande passione per il Fantasy e in questo periodo, in particolare per il Weird. Avendo personalità multiple adora i GDR e sopratutto i GRV. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2008, ma è ancora in cerca di un editore che la sopporti.
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