“Allora sono tranquilla, perché so che non mi faresti mai del male!”
Il giovane senza volto si girò verso di lei. Imperscrutabile.
“Nel senso… che… non mangeresti mai un essere umano. No?”, balbettò la ragazza.
Silenzio.
Il sorriso di Saphina svanì.
“Cioè…”
“Mai provato”
“Ovvio! Sarebbe cannibalismo!”, si rianimò lei. Per un istante aveva tremato: quello sconosciuto era bellissimo, ma strano in modo quasi… alieno. Faceva paura.
Lui, allora, scrollò il capo.
“Io non appartengo né alla tua razza, né alla tua specie: per me, la sola differenza tra te e quel serpente sarebbe la quantità di carne attaccata alle ossa”Il principe del drago, volume primo, pagina 100, Chiara Piunno
“Ups! Abbiamo scelto la persona di riferimento sbagliata, prendiamo la via elfica come diceva lui prima, dovunque si trovi e non farti ammazzare da altre bestie feroci”
Sarebbe quello che direbbe chiunque altro se stesse viaggiando con Saphina.
Io leggendo questa scena ho dovuto chiudere gli occhi, richiamare l’immagine nella mia mente e poi rileggere la frase dello sconosciuto. Credo che sia stata più o meno la stessa sensazione della giovane ed ingenua Saphina quando lo ha sentito.
Molto fantaciclopedicamente ci lanciamo subito nella caratterizzazione dei nostri protagonisti…
E’ figlia della sacerdotessa degli Dei del Cielo, in viaggio verso la capitale di Eterna per volere dell’Imperatrice, che l’ha convocata. Vive nel terrore della “voce” che ha dentro, poiché la incita a fare del male e, prendendo il sopravvento sulle sue emozioni, spesso domina la sua volontà di agire.
Il principe del drago, volume primo, Chiara Piunno
Purtroppo per Saphina in questo viaggio rimane sola. Non ha mai lasciato le isole fluttuanti di Eterna prima d’ora. Del vasto impero in cui vive nulla conosce, solo il nome dell’Imperatrice e i racconti di Òpher, l’uomo che, su ordine dell’Imperatrice Saradea, era partito con lei da Ròa e le ha fatto raggiungere solo la prima tappa del suo lungo viaggio fino ad Àrista.
Nella sua famiglia tutti sono mamma, papà e fratelli ed è obbligatorio il rispetto verso chi ha più anni di te. Saphina vede quindi il suo piccolo mondo come una famiglia, supponendo però dal comportamento degli abitanti della sua casa che la sacerdotessa degli Dei del Cielo sia la sua madre biologica.
Ingenua e fondamentalmente buona, la ragazzina dai capelli rossi e gli occhi di due colori diversi si pone poche domande, specialmente all’inizio – forse anche per colpa delle droghe che dovrebbero aiutarla a domare la “voce” che la possiede quando perde le staffe.
Fino a qui Saphina potrebbe essere un classico personaggio da High Fantasy – se non fosse stato per il suo accordo con Mèlas: l’ingenua ragazzina di Ròa è sempre disposta a qualsiasi compromesso pur di arrivare ad Àrista e scoprire il perché della sua convocazione.
Così ora possiamo parlare di Mèl…
Mèlas Dracòntos è un assassino. E un reduce: sopravvissuto a un’identità distrutta, a un lutto che ha cancellato i suoi sentimenti, a un destino di sangue che macchia tutta la sua famiglia da secoli, ha un solo scopo che lo spinge a esistere ancora.
La vendetta.Il principe del drago, volume primo, Chiara Piunno
In realtà volevo soffermarmi sul primo libro per definire il carattere di Mèlas – ma come potevo? C’era così poco materiale su di lui che ci si sente come un assetato nel bel mezzo di un deserto.
La guida che si è scelta Saphina un tempo è stato principe erede, accusato ingiustamente di una strage in qualche modo fugge e diventa schiavo, una volta liberato diviene noto come Nero Cacciatore. E’ un mezzelfo diverso da tutti gli altri: ha capelli neri anziché biondi. A quale razza appartiene una creatura così?
A prima vista appartiene solo a sé stesso, finché negli occhi asimmetrici di Saphina non riconosce la sua sorellina Sibilla, morta nella strage assieme ai genitori e agli altri fratelli. Lega quindi, per un istinto che nemmeno lui sa definire all’inizio, il suo destino a quello di Saphina.
Un destino che sembra riportarlo indietro nel tempo, mentre in qualsiasi altra storia dopo la vendetta si intravede un nuovo inizio.
Anche Luscinia dovrà fare i conti con il suo passato.
Una di loro, passando, fece scivolare un foglietto tra le pagine di storia.
“Me lo ha dato la bidella giù in portineria”
“Cos’è?”, si protese, incuriosita, Francesca.
Luscinia spiegò il foglio e lesse. Bastò una rapida occhiata e il suo cuore prese a battere furiosamente. Si catapultò fuori dal banco e, senza nemmeno mettersi la giacca, corse verso le scale. Gridò un “torno subito” all’indirizzo di Francesca che, sorpresa e divertita, prese in mano il pezzettino di carta stropicciata e ne sbirciò il contenuto. Non c’era scritto niente, ma al centro, proprio dove convergevano le pieghe, comparivano due “e” maiuscole unite di schiena.Chiara Piunno, Il principe del drago, volume primo
Luscinia Linaioli è una fifona, eppure ha combattuto in prima fila, sottoforma di rapace bianco, per la causa di Saradea, Imperatrice di Eterna.
Ricatapultata nel suo mondo assieme a Tommaso, i due si separano per ritrovarsi molto tempo dopo, attraverso due “e” maiuscole unite di schiena. Lui vuole ritornare ad Eterna – lei no. Che fine faccia lui ancora non lo so, lei per certo viene quasi catturata da un’ombra e alla fine “salvata” sfuggendo ad Eterna.
Èlberis, fratello della sua migliore amica di Eterna Saelina, attualmente riveste la più alta carica dell’Impero in assenza dell’Imperatrice. Dove sia finita Saradea è un vero mistero.
Luscinia è la classica DID (Donzella In Difficoltà) dei tradizionali Sword and Sorcery, ha paura di tutto, vive nella sua torre (più o meno d’accordo con la sua sistemazione) e Èlberis darà la vita per salvarla. Per essere un’umana ha un’indole che definirei molto “elfica”: infatti vede di cattivo occhio chiunque nella Battaglia del Crocevia fosse stato sul fronte opposto a quello di Saradea. E’ lontana da lei anni luce l’idea che i suoi avversari della Battaglia del Crocevia si trovino sotto il suo stesso tetto e ancor più assurdo il pensiero che possano esser stati perdonati da Saradea quando in realtà non provano rimorso e neppure s’impegnano a fingere.
Non si può dire quindi che la nuova imperatrice – Alexandra, figlia di Hìsicol e Verdiana – le stia simpatica. Tuttavia è un altro sentimento che la coglie come numero uno in sua presenza: ancora una volta, la paura più assoluta.
Sono proprio curiosa di sapere se davvero era la stessa Luscinia quella che combatteva per i diritti al trono di Saradea contro due Tiranni versari nella negromanzia.
Non è una risposta semplice, perché elenchiamo quanto detto finora:
Direi che complessivamente il romanzo potrebbe essere classificato come Dark Fantasy. Infatti, se ben ricordate l’articolo che scrissi tempo fa, questo sottogenere è il più accogliente fra tutti: dà il benvenuto agli eroi come agli assassini (quindi Heroic e Low), adora gli intrighi dello Sword and Sorcery e non si scandalizza a fare viaggi anche fra i mondi (Urban Fantasy e Fantasy contemporaneo).
La lettura di questo libro è stata intrigante e anche divertente. Divertente perché, al momento di poter scrivere questo articolo, mia madre si è accaparrata con grande passione il primo volume, dandomi un “off limits” finché non ha finito di leggere.
Conosco Chiara Piunno da prima di aver acquistato i suoi libri attraverso il blog e siamo sempre in contatto, scherzando preferibilmente su gatti, tempo e, ovviamente soprattutto, di libri.
In attesa del terzo libro ho tentato di mettere insieme i vari pezzi del puzzle che lei ha sparso nei suoi primi due libri, vi darò quindi un assaggio che ho trovato molto interessante:
SaraIE: Sto buttando giù qualche appunto su carta per l’articolo. (…) Ti va se ti faccio qualche domandina già adesso?
C. Piunno: Certo che mi va! (…)
SaraIE: Faccio un processo rapido a Mèl… (…)
C. Piunno: Direi che collocare Mèl nel Dark è apropriato, sebbene l’oscurità avrà per lui una valenza ambigua. Procedi pure su Lu e Saph.
SaraIE: Ambiguità e intrighi sono parte principale del Dark. – Tornando a… Con quale delle due pasticcione ingenue iniziamo?
C. Piunno: Saph… Lu è meno semplice, credo.
SaraIE: E’ un po’ come lo Hobbit, all’inizio.
C. Piunno: Non ci avevo mai pensato, in effetti… Però può essere un parallelismo. Una ingenua campagnola prelevata a forza… o cacciata fuori di casa a forza.
SaraIE:Tuttavia sembra che sia meglio non far mai arrabbiare Saph… sarà anche pasticciona, ma anche pericolosina. Che Saradea ne sia già al corrente? – Insomma, manda un uomo di fiducia a chiamarla…
C. Piunno: Di certo sa… ma sa cosa? E soprattutto: è davvero lei a chiamarla?
SaraIE: Ecco, mi hai tolto le parole di bocca… dalla tastiera, veramente.
C. Piunno: Serviranno almeno tre libri per avere tutte le risposte… però direi che c’è mooolto da sapere su di lei.
SaraIE: Ammettendo che sia vera la versione che tu fai credere a Saph, Òpher non ha mai detto che la portava ad Àrista, diceva che la portava dall’Imperatrice, punto. O ho preso un abbaglio?
C. Piunno: Bè, Àrista è contemplata come mèta… ma Òpher è solo uno strumento.
SaraIE: Uno strumento rotto, direi, non sembra abbia finito di suonare la sua ballata.
C. Piunno: Già, è stato spazzato via dall’intreccio e sostituito. Un po’ brutale.
Tutto sommato… c’è ancora molto da scoprire e da confabulare prima del gran finale.
Quindi buona lettura e buon divertimento a tutti coloro che hanno già in mano il terzo volume!
A me auguro una tortura clemente in attesa del mio prossimo viaggio in Italia, durante il quale spero non solo di conoscere finalmente Chiara Piunno, ma di recuperare anche il tanto atteso terzo volume… La compagnia dell’Erede!
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