Oggi mi appresto a recensire il terzo libro di una saga con la quale ho un rapporto di odio amore. Sto parlando di La chiave delle tenebre di Morgan Rhodes. Vi chiederete perché odio e amore? Beh, perché una bella trama, con i giusti colpi di scena, resa male per la componente young adult, mielose e non ben articolata. Per conoscere maggiori dettagli non avete altra scelta che finire di leggere la recensione.
Accecato dalla brama di potere, il Re del Sangue non si accontenta di essere diventato il signore dei Tre Regni. Vuole i Catalizzatori, i quattro cristalli che, secondo la leggenda, renderebbero invincibile chiunque li possieda. Perciò si allea in segreto coi Guardiani, esseri immortali e pericolosi, ai quali promette persino la vita della figlia Lucia in cambio del loro aiuto. Il re però non sa che Lucia diventa ogni giorno più forte e che piano piano sta imparando a padroneggiare le sue immense abilità di maga. E tutto grazie a Cleiona Bellos. La condottiera dei Ribelli infatti possiede un anello capace di imbrigliare la magia elementare di Lucia e di costringere la giovane a obbedire a ogni suo ordine. Anche se ciò per Lucia significa tradire il padre e consegnare i Catalizzatori ai suoi nemici…
In generale i personaggi sono poco caratterizzati e i loro dialoghi sono spesso molto elementari, banali alcune volte. Di ogni personaggio si evincono solo gli aspetti principali, è come se fossero mono-dimensionali e non avessero sfumature. Un comune denominatore di tutti i personaggi è senz’altro la sofferenza ognuno di loro ha perso molte persone care.
Ci sono alcuni personaggi minori che non approfondirò, ma che danno molto pepe al romanzo. Come ho già detto uno dei punti di forza del libro sono i colpi di scena, resi essenzialmente possibili grazie ai molti attori coinvolti nella storia.
Cleiona, la bella principessa dai capelli dorati e la forte determinazione. La vedremo, finalmente, in questo libro fare qualcosa che non siano solo piani fallimentari, ma qualcosa di concreto per arrivare alla sua vendetta.
Magnus marito (non per sua scelta) di Cleiona ha con lei un rapporto di odio amore. Figlio del Re del Sangue è l’esatto stereotipo del bello e dannato. Ha un carattere forte ed è crudele, ma a suo modo è giusto, una persona con gravi cicatrici sul cuore.
Jonathan il nostro bel ribelle, dal gran cuore e la sfortuna perenne. In questi romanzi il nostro ribelle ha passato più peripezie di tutti gli altri. Almeno un piano che gli andasse bene qualche volta, no?
Lucia figlia adottiva del re del Sangue, ha un grande potere magico, è molto pericolosa soprattutto per via della sua fragilità che le fa avere un equilibrio instabile e forti attacchi d’ira, i quali si manifestano in esplosioni di potere.
La stile è molto semplice e diretto, forse un po’ troppo, ho trovato spesso la lettura scarna di particolari. Anche le descrizioni pur essendoci non mi hanno molto colpito.
In questo libro la narrazione è molto veloce, la cadenza con cui si susseguono gli eventi è incalzante, purtroppo però il tutto non ha il giusto ritmo: spesso questa velocità risulta forzata.
Infine, secondo, me l’autrice perde davvero troppo tempo a mostrare ragionamenti e pensieri dei personaggi, che spesso si riducono a “mi ama, non mi ama”.
La trama forse è l’aspetto maggiormente positivo del romanzo, ci sono molti personaggi e quindi molte forze in gioco abbracciati e incrociati tra di loro, questo permette di mantenere il lettore spesso col fiato sospeso. Allo stesso tempo però mi vien voglia di non procedere nella lettura. Alcune volte la trama perde di verosimiglianza, gli eventi accadono troppo velocemente e senza una logica precisa. Credo che in questi libri ci sia un’ottima idea di base articolata e, anche se non innovativa, con dei buoni ingredienti. D’altro canto, però, tutti gli eventi accadono molto velocemente senza curare abbastanza i dettagli e con un’infarcita di storie d’amore che alle volte risultano forzate e con l’unico scopo di mirare ad un pubblico molto giovane. In definitiva, continuerò a leggere gli altri romanzi della saga, perché in questi libri (Martin style) tutti possono morire e questo dettaglio inevitabilmente toglie un po’ di certezza al lieto fine.
Consiglio questo libro ad un pubblico molto giovane, i quali possono goderselo senza bisogno di storcere il naso per le diverse mancanze presenti in esso. Posso aggiungere che c’è qualcosa di piacevole in questi romanzi e continuerò la loro lettura, ma più che altro perché non mi piace lasciare saghe incompiute.
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