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Chi non ha mai commesso Infodump scagli la prima pietra

Se nello scorso articolo vi ho detto che, per aumentare la particolarità delle descrizioni, è bene inserire molti dettagli, oggi invece vi metto in guardia dal farlo.

Avete capito bene: non inserite troppi dettagli!

No, non sono impazzito, e non vi sto neanche parlando dell’inserire soltanto i dettagli adeguati (o meglio: sì, sto parlando anche di quello, ma l’argomento lo abbiamo già affrontato a fondo la volta scorsa, perciò è il caso di andare avanti).

Ciò di cui invece devo parlare oggi è l’eccesso di informazioni, questione descritta in modo ottimo dal termine “infodump”.

Come questa parola illustra alla perfezione, mentre scriviamo a volte rischiamo di sguinzagliare sul lettore non soltanto i dovuti cani della trama, ma l’emozione ci potrebbe prendere la mano e, in preda all’estasi artistica (o, più spesso, in preda all’incapacità di distinguere l’utile dal superfluo), liberiamo anche un oceano di “informazioni spazzatura”.

Questo genere di problema è sempre in agguato, e imparare a risolverlo non è cosa facile. In ambito descrittivo, infatti, come detto lungamente nello scorso articolo, saper discernere tra gli elementi necessari e quelli invece tagliabili non è semplice. Se un elemento di trama richiede sempre di essere inserito, quelli di atmosfera invece sono virtualmente infiniti: la loro selezione sta soltanto ai gusti dello scrittore.

Una buona parte del proprio stile di scrittura, in effetti, ci se la gioca proprio su questo punto: lo sguardo che si possiede di una scena è molto personale, e ogni bravo autore sa cogliere in modo diverso il particolare adeguato.

Parlando però di romanzi fantasy, il problema dell’infodump occorre valutarlo anche, e soprattutto, nelle questioni concernenti l’ambientazione. Qui infatti il rischio di “spiegare troppo” è molto pressante e, nel caso l’autore si lasciasse prendere la mano, porterà facilmente all’abbandono del libro da parte del lettore.

Del resto, diciamocelo onestamente: la maggior parte delle persone che non riescono a concludere “Il Signore degli Anelli” incolpano Tolkien proprio di questo: un’eccessiva prolissità che ti bombarda di informazioni poco utili ai fini della trama (come non citare il caro vecchio Tom Bombadil?)

È pur vero che il romanzo di Tolkien aveva ben altre pretese che essere un romanzo commerciale di largo consumo, perciò il libro ha una struttura che non tiene in alcun conto (o quasi) l’idea contemporanea di romanzo avvincente. Noi, però, come ho detto mille volte, non siamo Tolkien, e se ci accingiamo a scrivere un fantasy probabilmente punteremo sulla trama e sui colpi di scena, e non soltanto sulla poeticità.

In tutta la prima parte di questa rubrica vi ho illustrato come costruire la vostra ambientazione; vi ho ripetuto qualche miliardo di volte che questa enorme costruzione deve però rimanere in buona parte invisibile (ricordate il principio dell’iceberg?).

Il lettore richiede e pretende, giustamente, soltanto gli elementi necessari al dipanarsi della narrazione, e qualsiasi punto superfluo, se supera il mezzo rigo, si tramuterà inesorabilmente in noia.

Ecco perché quando vi accingerete a correggere il vostro tomo, dovrete chiedervi costantemente: “questa frase è necessaria? Se la tolgo, la trama ne subisce un danno?”

Se la risposta è sì, dovete lasciarla; se invece è no, al 99% è bene toglierla perché si tratta di infodump.

Ora immagino già le proteste di tutti gli aspiranti poeti del mondo: “Ma noi vogliamo scrivere qualcosa che abbia anche una bellezza! Non possiamo scrivere soltanto una storiella tutta azione!”

Perfetto, avete ragione.

Però fate attenzione: prima imparate a comporre storie e ad appassionare i lettori sfruttando i principi di base. Quando saremo tutti sufficientemente bravi in questo, forse potremo iniziare a pensare di innalzarci ulteriormente.

Nel frattempo, piedi bene a terra e tanto lavoro (di taglio).

Anche Messi, per diventare Messi, ha cominciato facendo i giri di campo come tutti gli altri.

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Ha scritto il suo primo libro all'età di otto anni (un'orribile copia di Jurassic Park) e da allora non ha più smesso di sprecare inchiostro, nel tentativo di emulare i suoi inarrivabili punti di riferimento. Collabora con alcuni siti di interesse letterario, oltre a questo blog. Ha affrontato i misteri dell'autopubblicazione, alcuni premi letterari e una piccola pubblicazione in cartaceo, ma continua a scrivere continuamente per raggiungere il suo vero obbiettivo: scrivere continuamente.
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