La corsa del lupo portò Julie fuori città, all’interno di un folto bosco di conifere. Non avvertiva freddo nonostante sotto le zampe sentisse il rumore della brina ghiacciata che si rompeva.
Il miasma era sempre più forte e non sentiva più i passi dei suoi amici alle spalle. Il lupo, cominciò a trotterellare fino a fermarsi ed acquattarsi.
Si era sistemato dietro un cespuglio ed oltre c’era una radura nella quale erano disposti in circolo dei carrozzoni, al centro vi era un fuoco attorno al quale figure umane camminavano, chiacchieravano, ballavano.
Zingari pensò Julie.
Il lupo alzò il muso annusando fino a trovare il punto preciso da cui giungeva il fetore, ovvero un carrozzone sul lato destro. Era chiuso, ma dalle finestrelle era possibile vedere della luce al suo interno.
Silenzioso come la morte il lupo scivolò nel buio, fino ad arrivare all’esterno della vettura.
“Milov sei sicuro?”
Julie sentì la voce della donna, doveva essere in età avanzata, perfettamente.
“L’ho seguita fino a qui, ora è in città” disse un uomo
La sua voce fece rizzare i peli del lupo che emise un basso ringhio.
Julie tentò con tutta la concentrazione possibile di calmarlo, ormai erano lì, meglio saperne il più possibile.
“È stato un lungo viaggio, e se ci hai fatto venire fin qui per nulla” disse la vecchia
“Prenderò sia la lupacchiotta che la madre. Ormai è fatta, dopo venticinque anni finalmente!”
“Non cantare vittoria troppo presto. Non hai ancora le loro pelli!” lo redarguì la vecchia
“Porto ancora addosso la pelle del loro maschio, due femmine non mi fanno paura! Sarà un giochetto da ragazzi”
“Continuo a dire che sarebbe meglio prenderle vive e venderle alla Chiesa, ci faremmo una fortuna.”
“Queste due no, magari il prossimo. Alla fine ne ho consegnato uno solo due mesi fa, e stai ancora spendendo quei soldi! I miei!”
“Taci! È così che si parla alla propria madre?”
Julie sentì che era sceso un silenzio carico di tensione all’interno di quel carrozzone.
Il lupo stava smaniando e le risultava sempre più difficile tenerlo a freno.
“Scusa madre, hai ragione. Ora andrò a controllare la lupacchiotta, potrebbe essere la mia notte fortunata.” Dalla voce non sembrava minimamente pentito, più annoiato.
“Và e non tornare a mani vuote!” disse la vecchia con voce perentoria
“Si madre!”
Il lupo si nascose sotto la vettura, mentre la porta posteriore si apriva. I passi pesanti dell’uomo fecero dondolare il carrozzone. Il lupo tirò indietro le labbra a scoprire i lunghi e appuntiti canini, ma senza emettere alcun suono. Julie vide l’uomo andare verso il fuoco e bere sghignazzando con alcuni uomini lì presenti. Poi fece cenno a due di loro e insieme si allontanarono in direzione di Bogomila.
Il lupo trotterellò verso il bosco pronto per l’inseguimento.
“Cara, resta ferma. Hanno sentito qualcosa e sono guardinghi”
La voce della madre la spiazzò, non se l’aspettava e cominciò a guardarsi attorno per cercarla. Pochi secondi dopo un bellissimo lupo dal manto bruno con riflessi argentei sbucò da dietro una macchia di alberi. La felicità di Julie era talmente incontenibile che il lupo si mise a cuccia nella sua mente, lasciandola completamente libera.
Lei corse verso la madre strofinandole il muso contro il collo, gesto che l’altro lupo ricambiò.
“Sono così felice” le trasmise Julie.
“Non sai quanto lo sia io, ma dobbiamo rimandare” la voce della madre nella sua mente era triste e preoccupata “questi uomini sono pericolosi”
“Ho sentito, stanno cercando noi”
“Si, poi ti spiegherò. Per ora seguiamoli senza farci vedere, domani andremo via” le disse
Il lupo di Julie si ridestò ringhiando.
“Fidati” disse la madre “è inutile rischiare”
“Va bene” rispose Julie, sentendosi più forte grazie alla vicinanza con la madre, si impose sul lupo.
Si inoltrarono insieme nella foresta seguendo la scia pestilenziale lasciata dall’uomo, silenziose come solo i cacciatori della notte sanno essere.
Un grido e rumori di tafferugli arrivarono fino a loro e Julie seppe senza ombra di dubbio che i suoi due compagni erano incappati in quegli uomini spregevoli. La preoccupazione la fece correre veloce, senza dare ascolto alla madre che le diceva di rallentare per non cadere in trappola.
Quando arrivò nelle vicinanze si fermò e proseguì silenziosa fino a vederli, allora si appiattì al suolo.
“Se questi due sono qui, la lupa non è lontana” disse l’uomo con un ghigno malefico sul viso.
I suoi due compari stavano legando Samuel e Gabriella che sembravano svenuti, almeno lei lo sperò.
Quando vide il sangue sui loro corpi una rabbia mai sentita prima l’avvolse, offuscandole la vista di rosso, a quel punto l’intento omicida del lupo si fuse con il suo, senza lasciare spazio a trattative.
Julie lasciò consapevolmente le redini al lupo che muovendosi piano arrivò alle spalle del primo compare.
Senza emettere alcun suono emise un balzo a fauci aperte, chiudendole nel momento dell’impatto sul debole collo dell’umano che emise uno schiocco, mentre il sangue caldo e denso le riempiva la gola.
“Eccola!” urlarono, ma lei era già balzata nell’oscurità del bosco.
“Brutta bestiaccia, ha ucciso Mark!” urlò l’altro compare con una nota di terrore nella voce.
L’altro uomo non parlava, aveva tirato fuori uno strano oggetto da sotto la giacca.
Il manico sembrava fatto di ossa, mentre su un’estremità c’era montata la testa di un’ascia e dall’altra una lunga catena che finiva con un rampino.
Julie studiò i movimenti dell’uomo mentre srotolava la catena. Avevano tutti e due delle torce montate sui cappelli, con le quali la cercavano illuminando attorno a loro, ma lei si tenne al buio spostandosi tra i cespugli.
Li aggirò fino a trovarsi alle spalle del secondo compare che si guardava attorno frenetico impugnando un manganello ed una pistola. Quando fu pronta emise un balzo atterrando sulla sua schiena e facendolo finire a terra con la faccia. Stava per morderlo quando una fitta di dolore la trafisse e guaendo si ritrasse nell’oscurità.
L’uomo l’aveva ferita di striscio sul fianco sinistro con il rampino, ma fortunatamente non era riuscito ad arpionarla.
Il dolore scemò e lei riprese a girare in cerchio attorno ai due, il compare era terrorizzato, quasi in preda ad una crisi di nervi.
Un ululato spezzò il silenzio del bosco facendo cedere del tutto la flebile forza d’animo dell’uomo che con un urlo scappò via.
“Idiota” disse tra i denti il cacciatore di Lican “dovrò fare tutto da solo” un ghigno malefico gli si dipinse sul viso.
Poco dopo un urlo straziante fendette l’aria.
Il compare era stato trovato.
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