C’era una volta un uomo che sposò in seconde nozze la donna più altezzosa e sprezzante che si fosse mai
vista. Costei aveva due figlie del suo stesso carattere, che le somigliavano in tutto. Per parte sua il marito aveva una figlia, ma di una dolcezza e di una bontà senza pari; in questo aveva preso dalla madre, che era stata la persona migliore al mondo. Non si era ancora finito di celebrare le nozze che la matrigna già dava sfogo del suo caratteraccio; non poteva soffrire le belle qualità della fanciulla, che rendevano ancora più odiose le sue figlie. Nella gestione della casa le attribuì le mansioni più vili: era lei che lavava i piatti e le scale, che rifaceva la camera della signora e quelle delle signorine sue figlie; lei dormiva nella parte più alta della casa, in una soffitta, su un misero pagliericcio, mentre le sorelle alloggiavano in camere con il pavimento i legno, avevano i letti più alla moda e degli specchi dove si potevano rimirare dalla testa ai piedi. La povera figliola sopportava tutto con pazienza, e non osava lamentarsi con il padre che, totalmente dominato dalla moglie, l’avrebbe sgridata. Quando aveva terminato le sue incombenze, andava a mettersi in un cantuccio del focolare e si sedeva tra la cenere, il che le aveva valso in famiglia il nome di Culdicenere. La sorella minore, che non era così scortese come la maggiore, la chiamava Cenerentola; comunque sia Cenerentola, anche con i suoi miseri vestitini, era pure sempre cento volte più bella delle sorelle, nonostante queste fossero magnificamente vestite.
da Fiabe di Charles Perrault
Cenerentola è una fiaba popolare, originaria della Cina secondo alcuni o dell’Egitto secondo altri. È stata narrata in numerose versioni in gran parte del mondo, ed è entrata nel patrimonio culturale di molti popoli.
La fiaba di Cenerentola è stata narrata in molte versioni – circa trecento – che differiscono tra loro in diversi punti. La versione più antica è quella presente nella tradizione egiziana dove troviamo la fiaba Fortunata storia dell’etera Rodopi (o Rodope); citata per la prima volta da Erodoto, poi da Strabone ed infine da Claudio Eliano nella sua Storia Varia, la fiaba di Rodopi è considerata l’archetipo letterario più antico di Cenerentola in quanto il faraone Amasis, protagonista della fiaba, è un personaggio reale, vissuto nella XXVI dinastia egizia (570-526 a.C.). Si deve tenere conto che in alcune versioni della fiaba egiziana la Rodopi-Cenerentola non è sempre una schiava ma a volte è rappresentata come una cortigiana di successo – con il termine etère, nella società dell’antica Grecia, erano indicate cortigiane e prostitute sofisticate, che oltre a prestazioni sessuali offrivano compagnia e con cui i clienti avevano spesso relazioni prolungate – e che il faraone Amasis (VI secolo a.C) sposò realmente una schiava greca facendo di lei una regina.
Rodopi (guance di rosa), bellissima schiava di stirpe tracia, lavora nell’abitazione del suo padrone egiziano. Sebbene gentile con lei, il padrone di casa, che passa molto del suo tempo a dormire, è completamente ignaro dei maltrattamenti che è costretta a subire dalle altre schiave. Esse si prendono infatti gioco del suo status di straniera e della sua carnagione chiara, sottoponendola, di conseguenza, a continui ordini e comandi vessatori. Avendola sorpresa a danzare da sola con grande abilità, egli le fece dono di un paio di pantofole di oro rosso con il risultato, a sua insaputa, di inasprire ancor più il comportamento delle altre schiave nei suoi confronti. Un giorno il faraone Amasis invita il popolo d’Egitto ad un’imponente celebrazione da lui offerta nella città di Menfi. Le altre schiave ostacolano la partecipazione di Rodopi, ingiungendole di portare a termine una lunga lista di ingrati lavori domestici.Mentre Rodopi è al fiume a fare il bucato con le sue pantofole esposte ad asciugare al sole, improvvisamente Horus, nelle sue sembianze di falcone, si abbatte in picchiata portandone una in volo con sé. Volato fino a Menfi, il falcone lascia cadere la sua preda in grembo al faraone il quale, interpretato l’evento come un segno da Horus, decreta che tutte le fanciulle del regno debbano provare la pantofola perché lui avrebbe sposato quella che fosse riuscita a calzarla. La lunga ricerca del faraone, rivelatasi fino ad allora vana, lo conduce infine nella casa di Rodopi. La schiava, vista arrivare l’imbarcazione reale, cerca invano di nascondersi. Non riesce però a sfuggire alla vista del faraone che la prega di provare la calzatura. Dopo aver constatato che la pantofola le calzava perfettamente, ella trae fuori l’altra e il faraone la prende con sé per sposarla.
Non stupisce quindi il fatto che la storia di Cenerentola sia presente nella tradizione popolare di culture apparentemente non comunicanti. Ne troviamo una versione in Cina, la storia di Ye Xian (o Yeh – Shen) la cui prima apparizione risale al IX secolo nella raccolta di storie Youyang Zazu. Tra gli elementi caratterizzanti della versione cinese c’è quello dei piedi minuti della protagonista, notoriamente segno di nobiltà e distinzione nella cultura cinese. In effetti la versione cinese enfatizzava il fatto che Ye Xian-Cenerentola avesse “i piedi più piccoli del regno”. Nelle versioni occidentali successive questa premessa manca (anche per una questione meramente culturale), e quindi risulta oscuro il motivo per cui il principe si aspetti che la scarpetta possa essere calzata da una fanciulla sola in tutto il regno.
Ye Xian era la figlia di un sapiente che aveva due mogli. Quando la madre ed il padre morirono, Ye Xian fu costretta a diventare serva dell’altra moglie del padre (la matrigna di Ye Xian) e della figlia. Malgrado vivesse una vita oppressa dai lavori domestici, trovò sollievo quando poté stringere amicizia con un bellissimo pesce che viveva nello stagno. Il pesce era la reincarnazione della madre, che da allora si prese cura di lei. Arrabbiata per il fatto che Ye Xian avesse trovato la felicità, la matrigna uccise il pesce e lo servì per pranzo a sé e alla figlia. Ye Xian fu devastata dal dolore fino a che lo spirito della madre non ritornò e le disse di seppellire le lische del pesce in vasi di ceramica posti ad ogni angolo del suo letto base. Nei giorni successivi ebbe luogo la festa locale di primavera, che costituiva l’occasione in cui le giovinette avevano l’occasione di venire a contatto con i loro potenziali spasimanti. Non volendo rovinare le probabilità della propria figlia, la matrigna di Ye Xian obbligò la figliastra a rimanere a casa per pulirla. Dopo che la matrigna e la sorellastra furono partite per la festa, Ye Xian fu visitata ancora dallo spirito di sua madre. La madre le disse di cercare nei vasi che contenevano le ossa dei pesci. Fatto questo Ye Xian trovò vestiti molto fini, ed un mantello di piume di Martin Pescatore, dei gioielli e un paio di sandali dorati per andare alla festa. Ye Xian indossò i vestiti e si recò a piedi alla festa. Si divertì fino a che non si rese conto che la matrigna avrebbe potuto riconoscerla. Fuggì, dimenticando accidentalmente un sandalo dorato. Quando arrivò a casa, nascose di nuovo i vestiti nei vasi vicino al letto. Quando la matrigna e la sorellastra rientrarono, discussero le possibilità di matrimonio della sorellastra e fecero cenno ad una misteriosa fanciulla che si era presentata alla festa. Non sapevano di stare parlando di Ye Xian. Il sandalo dorato fu trovato e scambiato da vari commercianti fino a che non giunse nelle mani del re di un regno vicino. Affascinato dal sandalo di così piccole dimensioni, il re emise un bando per ricercare la ragazza. Proclamò che colei che fosse riuscita a calzare il sandalo sarebbe diventata sua sposa. Il sandalo fu portato infine alla casa-caverna di Ye Xian, e sia la sorellastra che la matrigna effettuarono la prova ma senza successo. Il sandalo invece risultò coincidere perfettamente con la misura del piede di Ye Xian. Nel tentativo di dissuadere il re dallo sposare Ye Xian, la matrigna dichiarò che era impossibile che Ye Xian fosse stata alla festa. Lei stessa aveva visto la fanciulla che indossava il sandalo dorato alla festa, i vestiti fini che portava ed inoltre affermò che Ye Xian era stata al paese per tutto il tempo. Ye Xian dimostrò a quel punto la verità indossando i vestiti che aveva alla festa insieme all’altro sandalo dorato. Il re, affascinato dalla bellezza del Ye Xian, affermò che l’avrebbe sposata. La matrigna fece un tentativo finale allo scopo di dissuadere il re dallo sposare la figliastra, accusandola di avere rubato il sandalo alla ragazza misteriosa. Per punire le due donne per la loro crudeltà e disonestà, il re proibì a Ye Xian di portarle a vivere con lei. Trascorsero così il resto della vita nella loro casa-caverna finché non morirono schiacciate dalle pietre.
Versione tutta italiana è quella de La gatta Cenerentola del napoletano Giambattista Basile contenuta nella raccolta postuma de Lo cunto de li cunti (1634 – 1636) – in cui è contenuta una versione de La Bella Addormentata nel Bosco dal titolo Sole, Luna e Talia – fonte principale a cui si ispirò Charles Perrault per comporre la fiaba di Cenerentola nella versione considerata “classica”. Anche se la versione di Perrault differisce in alcuni punti da quella di Basile, in cui la protagonista chiamata Zezolla arriva addirittura a macchiarsi dell’omicidio della matrigna che viene sostituita da una ancora peggiore. La Gatta Cenerentola è una fra le poche versioni di Cenerentola dove l’eroina è causa del suo destino, poiché la sua condizione è il risultato delle sue trame, del suo delitto e della sua espiazione.
La fiaba narra di una ragazza di nome Zezolla che uccide la sua prima matrigna, al fine di convincere il padre a sposare la sua istitutrice. Purtroppo, nonostante le promesse, la nuova matrigna maltratta Zezolla, la relega ai lavori più umili e si occupa solo delle sue sei figlie. Un giorno il padre, tornato da un viaggio, porta a Cenerentola una palma da datteri che, coltivata, cresce fino a raggiungere l’altezza di una donna, materializzandosi in una fata. Grazie alla fata, Cenerentola, vestita con abiti principeschi, va alla festa del re e lo fa innamorare. Questi, desideroso di averla in sposa, la fa pedinare da un servitore e Cenerentola nella fuga perde una pianella (zoccolo con tacco basso), grazie alla quale il re ritroverà la sua amata.
Diversa da quella di Basile è la versione di Charles Perrault Cendrillon ou La Petite Pantoufle de verre, depurata da quegli aspetti crudi e aspri che caratterizzano la versione napoletana, al fine di renderla adatta all’ambiente di corte. La Cenerentola di Perrault è dotata delle qualità di una regina: è mite, buona, affronta con grande dignità le difficoltà che la sorte le riserva e adempie i propri doveri umilmente, ma senza servilismi. È intelligente, altruista anche con le stesse sorellastre che la maltrattano, ha buon gusto e non si atteggia a martire. Anche dopo il suo matrimonio con il principe, Cenerentola dona alle sorellastre due appartamenti nel palazzo reale e le fa sposare a due gentiluomini della corte. Accurata la descrizione dei vestiti di Cenerentola, regali e maestosi secondo il gusto di corte, così come la fatale scarpetta di vetro, che sembra un’invenzione di Perrault, non avendo riscontri in altre versioni. Alla descrizione delle ingiustizie patite fa da contrappunto l’immagine di lusso e splendore della corte, descritta con abbondanza di particolari, sfoggio di ricchezze e fasto: è una Cenerentola che si muove in un mondo stilizzato, abitato da aristocratici e contadini, villani e principi. È proprio da questa versione di Perrault che nasce l’idea della scarpetta di cristallo, realtà nasce grazie ad un equivoco tra due parole francesi con lo stesso suono: “vair” (il vaio, piccolo roditore simile all’ermellino, della cui pelliccia era rivestita in versioni precedenti della fiaba la scarpina) e “verre” (vetro). Fatto sta che nell’immaginario collettivo – grazie soprattutto alla Cenerentola della Disney che prende la fiaba di Perrault come spunto principale – Cenerentola ha le scarpette di cristallo (o vetro ai piedi), anche se ci sono innumerevoli versioni in cui queste sono sostituite da: pantofole di oro rosso, sandali dorati, pianelle, anelli e bracciali. In un’altra versione molto famosa, quella dei fratelli Grimm, la scarpetta è d’oro.
Aschenputtel è il titolo della versione dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, che porta la data del 1812. La Cenerentola ottocentesca dei Grimm non ha la stessa dignità regale della versione di Perrault, ma è molto più umana. Si lamenta spesso della sua condizione anche con la matrigna, scoppia in lacrime prima che le sorelle vadano alla festa, insiste con la matrigna perché la mandi alla festa. Il ruolo magico è svolto dal fantasma materno per mezzo delle colombe e di un altro uccello che, evocato da Cenerentola sulla tomba della madre, le getta tra le braccia gli splendidi abiti. Anche il finale è completamente diverso da quello di Perrault. Le sorelle decidono autonomamente di recarsi al matrimonio di Cenerentola per trarre vantaggio dalla sua fortuna: mentre si avviano alla chiesa, i piccioni strappano a ciascuna di loro un occhio e, al loro ritorno dalla chiesa, l’altro occhio. Nella versione dei fratelli Grimm sembra esserci una maggiore esigenza di giustizia, che si esprime nella ricompensa all’innocente perseguitata (le nozze) e nella dura punizione delle sorelle colpevoli.
Ci sono molte altre diversità tra le varie versioni: nella versione di Charles Perrault, l’eroina perdona le sorellastre mentre in quella dei Fratelli Grimm esse sono duramente punite: da un lato la mutilazione ai piedi che esse stesse si infliggono per poter calzare la scarpina (in una versione scozzese intitolata Rashin Coatie è la matrigna a mutilare le figlie) e la sopravvenuta cecità ad opera di due colombe.I Fratelli Grimm sono più moderati rispetto alla versione originaria tedesca nella quale le sorellastre vengono condannate a ballare con scarpe arroventate sino alla morte. Un castigo coerente con la brutalità dei racconti popolari per mettere in guardia dalle tentazioni del male.
La versione dei Fratelli Grimm inoltre non prevede che Cenerentola debba lasciare il ballo prima di mezzanotte, inoltre la fanciulla non ci si reca a palazzo su una zucca trasformata in carrozza, tirata da topi divenuti cavalli e accompagnata da sei lucertole trasformate in lacché, come invece avviene nella versione di Perrault.
La fiaba di Cenerentola è altamente diffusa, di conseguenza sono stati realizzati decine se non centinaia adattamenti di questa meravigliosa storia. Eccone alcuni.
Cinderella (1911), di George Nichols con Florence La Badie.
Cenerentola (1948), di Fernando Cerchio.
Cenerentola (Cinderella) (1950), di Walt Disney con i sequel:
Cenerentola (Cinderella) (1997), di Robert Iscove con Whitney Houston, Brandy e Whoopi Goldberg.
Cinderella Story (A Cinderella Story) (2004), di Mark Rosman con Hilary Duff e Chad Michael Murray
Another Cinderella Story (2008), di Damon Santostefano con Selena Gomez e Andrew Seeley.
Aschenputtel (2010), di Susanne Zanke con Emilia Schüle, Max Felder e Simone Thomalla.
Cenerentola (Cinderella) (2015), di Kenneth Branagh con Lily James e Richard Madden.
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