Dopo una movimentata notte di pensieri e qualche ora di sonno, si fece mattina in fretta, quando Malthas arrivò con auto e autista, scese e naturalmente avrebbe mantenuto le sembianze di Honorius, nessun altro essere umano al mondo avrebbe dovuto conoscere la sua vera natura.
Suonò il campanello della casa di Helen che nel frattempo aveva aiutato Jeremy ad alzarsi dal letto, la tensione del momento fece dimenticare a tutti e tre l’attimo tranquillo della colazione, Helen afferrò saldamente il bastone e si avviò ad aprire. Dopo aver fatto accomodare Malthas, Helen tornò in camera. Nonostante la fatica alle gambe, Helen sembrava quasi non avvertirla.
Jeremy ed Helen fecero le valige alla rinfusa, le loro braccia sembravano quasi muoversi autonomamente senza nemmeno rendersi conto di cosa i due mettessero in valigia.
Dopo circa mezz’ora le valige erano pronte, Helen fu l’ultima ad uscire, la mano sul pomello della porta iniziò a sudare, il cuore si fece palpitante e un lungo sospirò uscì spontaneo dai polmoni della medium. Non sapeva cosa avrebbe trovato e non sapeva se e quando sarebbe tornata a casa.
I tre si affrettarono a salire in auto diretti all’aeroporto ma ad Helen venne in mente che la lama nascosta nel bastone non sarebbe mai passata inosservata ai controlli di sicurezza quindi i tre fecero una fermata per spedire all’hotel il bastone come Jeremy aveva fatto con il suo fucile. Dopo la piccola sosta i tre si avviarono all’aeroporto.
Una volta arrivati notarono che era stranamente desolato per essere un assolato giorno di piena estate ma ebbero cosi il tempo di organizzare il volo,
Malthas mantenendo le sembianze di Honorius poteva sfruttare un aspetto rassicurante da uomo d’affari quindi con disinvoltura si avvicinò alla reception e Jeremy ed Helen si misero in fila dietro di lui.
«Salve signorina io ed i miei amici vorremmo acquistare il primo viaggio disponibile per il Messico, naturalmente non dimentichi l’assistenza per lui» e si voltò indicando Jeremy.
«Certamente non si preoccupi signore il primo volo disponibile sarà alle 17:00, può andare?»
Malthas si voltò alla sua sinistra fissando l’orologio da parete, erano le 15:00, due ore rappresentavano un tempo ragionevole.
Jeremy e Malthas si accomodarono nell’attesa mentre Helen si guardò intorno, sapeva che in quell’aeroporto così grande era disponibile una piccolo ufficio cambi.
Visualizzato l’obbiettivo l’anziana si avvio a fatica, non avendo più il bastone a cui reggersi.
Quando oramai le gambe non reggevano più, fortunatamente Helen era arrivata allo sportello, le gambe tremavano, il sudore sulla fronte le colava copioso sul viso che oramai mostrava chiaramente il dolore e con voce ansimante si rivolse all’elegante signore davanti a lei.
«Salve, sto per fare un viaggio in Messico, dove rimarrò per molto tempo,» estrasse dal cappotto un borsellino che teneva sempre pieno per i casi di emergenza, mostrò all’uomo tremila sterline.
«Vorrei cambiare queste i dollari.»
«Bene…» disse l’uomo illustrandole un foglio con descritte dettagliatamente le spese che avrebbe sostenuto per l’operazione.
La medium pur aggrottando la fronte accettò le condizioni, afferrò la penna con la mano destra e firmò il foglio e con la sinistra, posò le tremila sterline sul bancone, avrebbe ottenuto duemila novecento dollari che dopo qualche minuto l’uomo le consegnò.
La donna era tutt’altro che soddisfatta ma sapeva che quella era l’unica cosa da fare per poter partire in fretta.
Helen si voltò per tornare a sedersi quando vide Jeremy spingersi fino a lei, l’uomo le offri di usare i manici della sedia come appoggio, la medium ringrazio e si resse alla sedia di Jeremy e i due tornarono ad accomodarsi attendendo l’ora e mezza rimanente.
Si fece l’ora stabilita, i tre si avviarono e con calma passarono il check-in e si misero in viaggio.
Dopo circa dodici ore di volo, l’aereo atterrò all’aeroporto internazionale messicano.
Una volta usciti i tre si scambiarono i numeri di cellulare e si separarono in due taxi differenti, Helen e Malthas, sempre sotto le spoglie di Honorius, si diressero all’hotel e Jeremy a casa del suo superiore.
Quando Helen e Malthas arrivarono a destinazione, Malthas aiutò la donna a scendere, entrarono e Malthas si avvicinò alla reception.
«Salve avrei prenotato due camere a nome Honorius Burke.»
L’uomo dell’hotel assunse quasi un tono snob osservando Helen, quasi a dire che lei non potesse permettersi un hotel così lussuoso.
«Vediamo… Ah si vedo, due camere singole.»
Il receptionist afferrò delicatamente le chiavi con due dita per mano e le consegno chiamando il garzone per far scaricare le valige dal taxi.
Nel frattempo il taxi che aveva preso Jeremy arrivò a casa di Mark Normet, un sorriso comparve sul viso del militare. “Finalmente un viso amico e sincero.”
Jeremy scese, si fece porgere la valigia sulle ginocchia e pagò il taxista. Si avvicinò alla casa e con la mano tremante per l’emozione suonò il campanello.
Dopo qualche minuto la porta si aprì Mark comparve davanti agli occhi di Jeremy, alto, muscoloso, pelle olivastra e capelli a spazzola neri, era proprio come Jeremy lo ricordava qualche anno prima eccetto qualche capello bianco qua e la.
Mark accolse con un sorriso Jeremy e lo aiutò ad accomodarsi.
«Caro Jeremy cosa ti porta al mio cospetto?»
«E’ una lunga storia generale, per ora non posso dirle molto ma le spiegherò tutto appena possibile.»
«Affari privati, comprendo, noi militari non facciamo domande, diamo onore e rispetto, e non chiamarmi generale, amico mio non siamo più in guerra chiamami….»
Mark non terminò la frase e osservò Jeremy sgranò gli occhi ed estrasse il coltello dal calzino.
«Tu non sei Jeremy, chi sei.»
«Ma che dici Mark sono io.»
Mark corse alle spalle di Jeremy, lo afferrò per la camicia facendolo alzare e lo strinse in una morsa.
Jeremy era terrorizzato e nel contempo, colpito dalla scena.
«Mark che fai, sai che non sono in grado di stare in piedi da dopo la guerra.»
Mark con voce rabbiosa e sarcastica disse:
«Tranquillo ti reggo io.»
Il generale strinse la presa con il braccio sinistro e con il destro puntò il coltello alla gola ripetendo la domanda.
«Tu chi diavolo sei?»
Jeremy non capiva, cosa era accaduto dopo quello sguardo? Come mai non riconosceva più il suo commilitone? Di cosa si era accorto e soprattutto come?
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