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Capitolo 43 – Polvere fatata

Sottofondo musicale
Leprotto mi mostra il suo pugnale, io annuisco e apro le mani. Lo prendo al volo e la lama è talmente affilata che bastano due movimenti per liberarmi dalla mia posizione. Indietreggio di corsa e mi difendo come ho imparato da Peter.
In alto, scendere velocemente verso il basso a segnare la prima gamba di una croce in aria, di nuovo in alto, calcione in mezzo alle gambe mentre paro un secondo colpo con il pugnale e lo devio dall’altra parte. Che caos che fa una ciurma di pirati per un ragazzino. Però non vedo Eila, né Trilli… Leprotto come diamine è arrivato sull’albero maestro?
Lui mi vola accanto e mi solleva per la vita: “Via da qui!”
“Ci sono Eila e Johnnie!”, reclamo.
Leprotto devia verso il basso ed entriamo nel falso ponte. Johnnie non c’è e sento degli urli da sopra. Forse si è liberato con l’aiuto di qualcuno. Leprotto sgrana gli occhi, forse mi è sfuggito di nuovo qualcosa mentre lui l’ha sentito. Mi guarda: “Riesci a risalire sul ponte con Eila?”
Annuisco mentre Leprotto schizza via ululando il suo grido di battaglia. Io mi guardo in giro, alla fine trovo la luce della fatina dentro a un cassettino di vetro sotto un leggero velo di stoffa. La fatina è mezza addormentata, io busso sulla superfice: “Mi senti, Eila?”
La fatina si avvicina e smuove le ali afflosciate, volta lo sguardo verso la schiena e sembra triste.
Le sorrido: “Ora ti tiro fuori di qui. Mettiti al riparo dietro a una di quelle boccette chiuse con te”, propongo e lei esegue.
Io batto con il pugnale contro il vetro e allungo le dita fra le schegge aprendo così un po’ di più lo spazio. Lei però non vola fuori, si mette a sedere sulle mie dita. “Non riesci a volare”, capisco al volo e la tiro fuori. La faccio sedere sulla spalla: “Hai un po’ di polvere magica?”, le chiedo, sentendo i passi pesanti sulle scale. “Perché per uscire da qui potrebbe essere utile”.
Lei tintinna e sorrido.
“Ora sì che ragioniamo”, le annuncio sollevandomi da terra; “Tieniti forte, Eila, abbiamo degli indiani da impolverare!”
I due pirati si lasciano cogliere alla sprovvista come al solito, tonti come sono, e in un batter d’occhio stiamo di nuovo sul ponte. Io resto sospeso in aria, mentre Eila butta giù polvere di fata su Giglio Tigrato, poi su Piccolo Fiume, infine raggiungiamo Leprotto, che si nota è ancora un po’ malmesso dal colpo ricevuto sulla schiena l’altro giorno. I pirati stanno giusto provando di metterlo fuori gioco a furia di attaccargli la spalla dolente, ma lui non si arrende. Alla fine Piccolo Fiume, che vola, scaglia diverse frecce e ci libera lo spazio. “Ci sei, Leprotto?”, gli chiedo.
“Io guerriero Lepre-che-corre!”, ulula lui fiero il grido di vittoria e si solleva in aria con me. In quattro partiamo, mentre nel cielo di Londra rimbombano gli spari dei cannoni.
Eila per la gioia quasi non mi cade giù, alla fine la faccio entrare nel mio taschino per stare sicuro che non precipiti. Ho l’impressione che il capitano le abbia spezzato le ali per assicurarsi che non scappa.

In qualsiasi caso Piccolo Fiume dice qualcosa a Leprotto, che traduce per me: “Dice che devono incontrarsi con Michael, Gufo dell’Alba e la loro mamma e che con loro c’è il Cacciatore Nero”
“E… dove devono incontrarsi?”, chiedo incerto.
“Nel loro tepee”, osserva lui come se fosse ovvio.
Io scuoto la testa divertito e li supero, poi faccio quasi un’inversione a U e proseguo: “Andiamo!”

***

Raggiungiamo casa Darling e non la riconosco. Vedo delle strane persone vestite tutte nello stesso modo, con cappelli assurdi, fermi come statue. La casa è al buio, la porta è distrutta. Ho visto bene come l’hanno aperta i pirati, avrei dovuto aspettarmelo.
La cucina è un vero disordine, per non parlare delle pareti del corridoio. Ho l’impressione che il Gobbo Grasso le ha allargate con quel suo pancione.

Entro attraverso la finestra del salotto che è curiosamente aperta. In breve risalgo le scale, i miei amici indiani non fanno un rumore, li compensa Eila tintinnando.
Entro in camera di Wendy. L’armadio rovesciato, i vestiti ovunque, il letto tutto rotto, senza dubbio a suon di spade. Sono così dispiaciuto di tutto questo casino. Se solo avessi fermato Peter prima che veniva a prendere Wendy…
Ad un tratto la porta dietro di noi si chiude e qualcuno ci punta contro una spada. E’ Michael. E di fronte a lui, quindi davanti a noi, fra le ombre, compare il Cacciatore Nero con una lancia pronta all’uso. Entrambi abbassano subito le armi. Michael respira a fondo per il sollievo e mi abbraccia. Ho l’impressione che trema un pochino.
Dall’armadio esce lentamente la testa della signora Mary, che però fissa ancora dentro e abbraccia qualcuno. Mi avvicino e riconosco Johnnie. E’ davvero messo male. Lei mi fissa quasi con rabbia: “Cos’altro vuoi da noi?”
“E’ un amico, mamma”, risponde Michael con voce pacata.
“E un amico lascia che succede tutto questo?”
“E’ un bambino, mamma, guardalo, ragiona!”, lui è nervoso e si poggia il palmo della mano sulla fronte, mi guarda; “E’ stata due giorni sull’Isola. Deve ancora riprendersi”.
Annuisco. So bene com’è: o cresci sull’Isola, altrimenti impazzisci, da adulto. “Lei è davvero forte, signora Mary”, la lodo. In fin dei conti è vero, non tutti gli adulti resistono due giorni sull’Isola.

“Ora che si fa?”, chiede Michael. Lo chiede a tutti, non solo a me.
Sto per rispondere, ma lo fa Johnnie, rimettendosi faticosamente a sedere: “Wendy. Prima che sia tardi”
“Questa è per caso una riunione di famiglia?”, chiede una voce femminile. Voltiamo tutti lo sguardo verso la finestra aperta, dove si staglia la sagoma di una giovane donna con i capelli dorati e gli occhi di pietra.
Scatto in piedi, felice più che mai: “Wendy!”
Lei lancia uno sguardo dietro di sé: “Ragazzi, li abbiamo trovati!”, afferma e scocca le dita; “Ne riparliamo in un posto più sicuro”, decide.

Voliamo tutti. Eila tintinna, rossa come fuoco.
Inarco un sopracciglio e d’un tratto capisco tutto: Leprotto sull’albero maestro, Wendy sulla finestra della sua camera… i mangiatori possono volare e far volare persone e cose, con o senza pensieri felici. Gli basta aver mangiato abbastanza fantasia.
E in questa combriccola di certo ne hanno, di fantasia e paura, da mangiarsi.
Ora manca solo Peter…

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Capitolo 42 - Bloccati
Capitolo 44 - Kensington Gardens
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SaraIE

Passa il tempo libero fra libri, carte e penna, suona in una piccola orchestra e ama tenersi impegnata giorno e notte. Studentessa sognatrice, 18enne, vive in Svizzera con la sua famiglia, le piace interpretare le voci quando legge e non ha mai abbandonato le storie di fantasia, anzi, semmai si è irrevocabilmente persa fra i boschi degli elfi, le caverne dei nani, i cieli delle fate e gli abissi delle sirene. Ma, secondo la sua filosofia, prima di fare ordine ci deve essere il caos e prima del sapersi orientare non si può fare a meno di perdersi. Non preoccupatevi se vi sembra strano quello che scrive... Proseguite che alla fine vi ritroverete 😉
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