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Capitolo 40 – Tenacia

Sottofondo musicale
“Wendy?”, qualcuno bussa alla porta. A giudicare dalla voce una donna. A giudicare dalla voce… la mia amata zietta. Nel momento sbagliato, ha proprio preso questa brutta abitudine.
“So che sei qui, apri immediatamente”
Red mi guarda perplesso, Luke è già alla porta e mi fa segno di nascondermi. Io scuoto la testa e lo raggiungo a grandi passi, sento lo sguardo di Tobias puntato su di me. Afferro la maniglia e apro.
“E così pensavi di andare a caccia di qualche ricordo innocente? – Di perdere il tuo lavoro per andare sulla tua brava Isola-che-non-c’è?”
“Ho trovato gli altri bambini che erano con me quando mi sono ferita, zia. Valgono più di tutto l’oro che il mondo può darmi”, ribadisco e indico Luke, poi Tobias e Red nel salotto alla mia destra; “Tu che ci fai qui?”
“Bella domanda, soprattutto posta da te”, afferma lei ed entra spingendo me e Luke praticamente sulle scale, la porta si chiude dietro le sue spalle mentre lei si toglie il cappotto e lo porge al ragazzo, ma lo prendo io e lo appoggio sul corrimano della scala.
Lei entra nel salotto, Red intanto ha acceso la luce e raggiunge Tobias per aiutarlo a prendere posto sul divano. Avevamo organizzato il dormitorio per terra, alla fin fine e sono due giorni che parliamo di tutte le possibili alternative per sfuggire a Peter, se venisse per ucciderci.
“Molto bene, esigo spiegazioni”
“Se permette, signora, io gradirei sapere chi diamine irrompe tanto indecorosamente in casa mia a quest’ora di notte”, sostiene Tobias.
“Di indecoroso, signor Lucky, c’è che stiate facendo dormire per terra una vostra ospite, per giunta la nipote di Lord Marc Barton!”, risponde zia.
Io intervengo: “Volevano offrirmi una delle loro camere, ma mi sono rifiutata io e siccome a nessuno di loro piaceva l’idea di dormire su un letto mentre io stavo sul divano, sono scesi a farmi compagnia, come ai vecchi tempi”, approfitto che lei non stia parlando e presento i miei amici; “Loro sono Tobias Lucky…”
“Ex soldato, cieco, il fratello Luke e il loro protetto Miles Red”
“Solo Red, grazie”, s’immischia Red e rimedia a mezza voce a un “signora”.
“Sono milady, per te, bamboccio”, lei scuote la testa e si alza; “Cielo, quanto odio la tua mania di stare con gente nullafacente”, dichiara e mi afferra il polso per portarmi con se fuori di casa.
“Sono bravi ragazzi!”, sbotto liberandomi dalla sua presa; “Sono i miei bambini!”
Lei si ferma, inarca un sopracciglio e afferra il suo cappotto: “Giudicando dall’età, impossibile”
“Anche tu hai cresciuto il papà e vendevate giornali per avere un tozzo di pane a testa”, replico; “Non ti sentivi come una mamma per lui?”
Lei respira a fondo e si fissa per un istante i piedi: “Possiamo parlarne a casa?”
“Casa mia è con i miei bambini”, replico; “Come la tua era con papà. E’ per questo che non sopportavi la mamma, eh? – Non era il rango”, scuoto la testa stupita dalla mia stessa stupidità; “Era solo che l’ha sposato e lui era la tua famiglia!”
“Forse sì, Wendy”, dichiara lei e rialza gli occhi colmi di tristezza; “Ma se sono venuta a Londra per tanti anni per convincermi che tuo padre non c’è, allora credimi che stavolta sono qui da te per tua madre”
Mi sento mancare: “Sta… sta bene?”
“La casa è stata rivoltata come un calzino. Nana c’è rimasta secca”, dichiara; “Ci sono segni di combattimento, specialmente in camera di Mike”, mi spiega; “La polizia dice che potrebbe essere successo due giorni fa”
Quando sono rientrata a Londra… Come?, mi chiedo, è assurdo. E Nana…
“Sono stata avvertita dal tuo amico balbuziente, un vero strazio, al telefono. Mi ha detto di andare a cercarti in un orfanotrofio e da lì mi hanno rimandato a questo maledetto indirizzo”, lei è tutta rossa in faccia, ma non so se per la rabbia o per la preoccupazione, contrariamente a come la vedo di solito indossa un abito blu. Mi abbraccia: “Quando mi hanno parlato di una signorina Jess in giro con il signor Barrie… non sapevo se credere a un miracolo”
Tobias si alza dal divano: “Red, portami in camera”, ordina; “Luke, offri una tazza di tè alle signore, dopo ti daremo il cambio”
Io scuoto la testa: “Cosa vorresti fare?”
“Sono i pirati”, dichiara Tobias, salendo le scale; “Credimi, sappiamo con chi abbiamo a che fare”
“Pirati?”, sbotta mia zia.
Io la sospingo fino al divano e la costringo a sedersi: “Tu devi ritornare a casa tua, prendere zio con la prima buona scusa e andartene il più lontano possibile da Londra”
“E questo era un ricordo innocente?”
“Ho seguito Peter Pan e al ritorno sembra che mi ha inseguito il capitano con tutta la ciurma”, taglio corto; “Che tu ci creda o no, zia, ho sempre detto la verità e non fantasie”
“Wendy, ti rendi conto che è assurdo?”
“E’ assurdo che tu sia venuta a cercarmi, secondo te quanto tempo abbiamo prima che i pirati o Peter ci raggiungano?”, sbotto io; “Volevi proteggermi? – Dovevi restartene a casa, non condurre tutti fino a qui!”
Lei si alza: “E quei ragazzini secondo te possono risolvere i tuoi problemi?”
“Siamo i soli a poter risolvere tutti i problemi”, replico decisa; “Loro sono come me, per questo ci danno la caccia”, dichiaro.
“Cosa significa tutto questo, Wendy?”
“Posso uccidere Peter Pan e il capitano solo standogli vicina per qualche ora”, affermo; “Posso uccidere chiunque mi stia vicino per troppo tempo, perché senza paura e senza fantasia muoiono anche gli adulti. E se invece gli do una dose di troppo, rischio di creare un tossico dipendente mezzo pazzo”, le spiego breve; “Perché non andavamo d’accordo? – Una parte di te ha sempre saputo che il malessere di mamma e prima di papà lo causavo io”, mi rendo conto di quello che dico solo adesso e respiro a fondo. E’ tutto vero. Papà aveva una dose di fantasia elevata per colpa mia. Ero nata già mangiatrice. Quando sparii, mi portai via la fantasia che lui aveva di troppo. Se già era malato, arrivò la depressione per mancanza di fantasia e infine, quando ritornai, era troppo tardi.
“Wendy, tuo padre era molto malato”
“Ho accelerato i tempi”, replico e sospiro. Mi sento meglio ora che riesco a dare una definizione al mio intuito. Qualcosa in me mi aveva detto che c’era un nesso, e non capirlo mi faceva stare male. “Zia, puoi fidarti di me?”
“Dopo tutto questo?”
“L’ora più buia è prima dell’alba”, risponde Luke, portando due tazze di tè e le poggia sul tavolino. Mi guarda: “Lo dicevano gli indiani”, dichiara.
Gli sorrido e gli passo una mano attorno alle spalle: “Ne usciremo vivi”, lo abbraccio; “Te lo prometto”
Lui ricambia la stretta: “Lo sai che siamo con te, mammina”

Zia Maggie singhiozza commossa dopo queste parole e tenta di prendere in mano una tazza, ma trema troppo e la lascia sul tavolino appena in tempo prima che le cade. “Porterò con me il tuo amico, prima che preoccupandosi vi metta a rischio”, decide la zia e mi scruta un attimo, il suo sguardo torna a farsi il solito, quello delle frecciate; “Visto che vai a cacciarti nei guai, recupera un paio di pantaloni, così non mi piangerà il cuore per la stoffa buona che indossi”
Io mi sgancio da Luke e la guardo incredula: “Dici davvero?”
Lei respira a fondo e prende di nuovo la tazza. Stavolta è completamente calma: “Sarà uno strazio quando tenterà di comunicare con me, ma almeno mi terrà alla larga il signor McGordon e soprattutto salverà le mie orecchie da Lady Camille”
Rido e la abbraccio, le stampo un bacio sulla guancia: “Sei la migliore zia bisbetica che conosca”
“E tu la sola nipote femmina che io possa desiderare”, mi risponde lei e mi prende il viso fra le sue mani rugose, piazza un bacio sulla mia fronte; “Dio benedica i tuoi obiettivi e ti protegga… anche se questi ragazzi sembrerebbero avere tutta l’intenzione ti farti da angeli custodi”
“Siete troppo buona, signora”, commenta Luke sarcastico; “Siamo angeli neri”

***

“Cacciatore?”, richiamo l’uomo con cautela.
Lui scuote la testa. “Barbecue…”, si passa una mano sulla fronte, sconvolto. Cade in ginocchio: “E’… io sono rimasto solo”
“Sta parlando in inglese?”, domanda la mamma incerta. Ha ragione, è vero. Il Cacciatore è passato all’inglese, seppur con accento francese.
Io annuisco e mi chino accanto al Cacciatore: “Cosa vi prende, signore? Conoscevate l’impiccato?” Riconosco l’Albero dell’Impiccato e ho visto Giglio Tigrato allontanarsi di soppiatto. Probabilmente avverte i Bimbi Sperduti di non uscire dal nascondiglio.
Lui conferma e scuote la testa: “Josh era mio fratello, ma era malvagio… spietato…”, si prende la testa fra le mani; “Che mi è preso?”
“Succede che si perde la memoria dopo aver fatto qualcosa che andava contro i propri princìpi”
Lui scuote la testa: “Io dovevo proteggere Long John”
Io inarco un sopracciglio. Ecco da dove sbuca fuori quel Barbecue di prima. Ricordo l’Isola del Tesoro, l’ho letta con Wendy da bambino. Il terribile capitano Flint sopraffatto dal suo cuoco di bordo, Long John Silver, astuto pirata e sempre un passo avanti nonostante la gamba in meno.E poi giunse sull’Isola del Tesoro, seguendo il giovane ed ingenuo Jim Hawkins che aveva casualmente ottenuto la mappa da Billy Bones.
Inclino la testa perplesso: “Cosa sai dell’Isola del Tesoro?”
“E’ l’Isola-che-non-c’è”, risponde lui; “E’ così che ci siamo trovati qui. Yo ho, eravamo temuti, lui ed io, inseparabili. Ma poi… sono finito in acqua. Fra le braccia delle sirene”
“E hai perso la memoria”, concludo io.
“Ma non la vita”, conferma lui, anche se la sua voce si fa un sussurro, quasi che dirlo ad alta voce gli farebbe scappare la risposta che cerca.
“E che fine ha fatto Long John Silver?”, chiede la mamma, che ricorda di aver sentito la storia mentre me la leggeva Wendy. Almeno, penso che se la ricordi per questo. Poco fa non sapeva più chi è Wendy.
Lui lancia uno sguardo al cadavere appeso e allarga le braccia, si alza in piedi e urla così forte da rompere quasi i timpani: “JIM MILO BERRYL, ORA FARAI I CONTI CON ME!”
Io e la mamma ci guardiamo negli occhi. “Non era Hawkins, nel libro?”, sussurra lei.
Io sospiro: Forse Peter Pan nel nostro mondo non è il solo libro scritto come non fu in realtà.

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Capitolo 39 - Incubi
Capitolo 41 - Occhi di lavanda
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SaraIE

Passa il tempo libero fra libri, carte e penna, suona in una piccola orchestra e ama tenersi impegnata giorno e notte. Studentessa sognatrice, 18enne, vive in Svizzera con la sua famiglia, le piace interpretare le voci quando legge e non ha mai abbandonato le storie di fantasia, anzi, semmai si è irrevocabilmente persa fra i boschi degli elfi, le caverne dei nani, i cieli delle fate e gli abissi delle sirene. Ma, secondo la sua filosofia, prima di fare ordine ci deve essere il caos e prima del sapersi orientare non si può fare a meno di perdersi. Non preoccupatevi se vi sembra strano quello che scrive... Proseguite che alla fine vi ritroverete 😉
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