Quello che aveva davanti era proprio una situazione pessima, una dannata e pessima situazione generata dalla dannata ragazza.
Si, perché non poteva starsene con Jareth e lui le avrebbe consegnato l’imperatore con tanto di fiocco rosso…. e invece no…
Callin imprecò nuovamente, sbirciando dal suo angolo. L’aeronave era ormeggiata alla torre nord-ovest, quella che il decano Solinar aveva tirato su in una notte, accessibile solo tramite uno stretto ponte di pietra. Oltre lo stipite dal quale si stava affacciando, poteva vedere distintamente Rose e Feal’d sulla poppa. Le mani del gigantesco alchimista erano poggiate ad una parete metallica che si frapponeva tra loro ed i soldati imperiali e sembrava partire dai suoi avambracci. La spostava seguendo i movimenti degli uomini che cercavano di raggiungerli. Erano almeno in otto, per quanto potesse vedere ed almeno due sfoggiavano una nera corazza anti alchimista. Altri si stavano appostando sul tetto della torre, per poter sovrastare il ponte scoperto dell’aeronave: non avevano proprio l’aria di chi si sarebbe fatto soffiare l’aeronave senza combattere.
– Va’, altrimenti sarà comunque tutto perso.
La voce imperiosa arrivò dal basso, proveniva da Amidel poco regalmente accasciato contro la parete. Il ragazzo incrociò lo sguardo dell’imperatore, che era serio e attento. Gli sembrava quasi fiducioso. Si stupì di trovare tanta fiducia in un estraneo, ma ci avrebbe riflettuto in un altro momento. Annuì silenziosamente e scattò accovacciato lungo il ponte di pietra per ridurre la possibilità che qualcuno dalla torre lo vedesse.
Entrò nella porta aperta ed invece di puntare all’area di ancoraggio dell’aeronave, si lanciò su per le scale. Prima di poter aiutare i due sulla nave, doveva liberare la torre.
I primi due non lo potevano vedere e caddero al suolo con il collo spezzato prima ancora che gli altri potessero avvisarli. Solo Rose avrebbe potuto, perché la ragazza si era accorta di lui nel momento esatto in cui era spuntato dalla botola sulla cima della torre.
Dannata ragazza.
Gli altri due, che stavano ancora cercando di capire come aiutare i compagni sull’aeronave, dovettero rivolgere la propria attenzione a Callin, che li puntava con la sua spada corta parallela al pavimento.
Il ragazzo sorrise ai due, e con la mano libera li invitò ad attaccarlo. Il soldato più a destra si mosse di qualche passo, mentre quello di sinistra prese fuoco. Rose aveva lanciato un paio di globi di fuoco ed uno aveva colpito alla schiena l’uomo.
Mentre il soldato si gettava in terra e si rotolava nel tentativo di spegnere le fiamme, l’amico si voltò spaesato, non sapendo se aiutarlo o attaccare il nemico.
Callin decise per lui. La sua spada che gli spuntava dallo stomaco fu un argomento convincente a farlo propendere per una terza scelta: morire.
Il soldato in fiamme non riuscì a scrollarsi di dosso il plasma incendiato ed il panico ebbe la meglio. Si alzò, come per fuggire dal fuoco che lo consumava e correndo alla cieca raggiunse la balaustra della torre. Lo slancio lo catapultò nel vuoto e chi osservava il castello in quel momento poté scambiarlo per un braciere rovesciato per errore.
Gli uomini sul ponte dell’aeronave ormai l’avevano visto grazie al colpo di Rose ed avevano smesso di tentare di accerchiare Feal’d e la ragazza, mentre attendevano nuovi ordini.
Callin si affacciò dalla loro parte, calcolò le distanze e trasse un profondo respiro.
Indietreggiò di qualche passo, poi prese la rincorsa e balzò oltre il parapetto. La sua sagoma si stagliò scura contro le stelle mentre letteralmente volava. Tutte le teste sul ponte seguirono l’arco del suo salto finché l’enorme pallone aerostatico che teneva sospeso il veicolo non lo coprì con la sua mole.
I soldati affilarono lo sguardo per individuare il nuovo arrivati nella zona non illuminata del ponte dove sarebbe dovuto cadere. Mentre si guardavano convulsamente in giro, un pugnale sibilò dall’alto e si piantò tra gli occhi dell’unico che portava un mantello, probabilmente il capitano. Il tonfo attirò l’attenzione e tra lo sgomento dei soldati, uno di quelli armati contro gli alchimisti individuò Callin.
– Là in alto! – gridò indicando il pilone d’acciaio principale – tiriamolo giù!
Feal’d e Rose si guardarono. Era bastata l’entrata in scena di Callin per fare in modo che i soldati si dimenticassero di loro. L’alchimista ritrasse le braccia, permettendo al metallo della barriera di ricoprirgli gli avambracci. Non attese oltre e partì di corsa puntando uno dei due soldati specializzati. Non era certo veloce e l’uomo ebbe tutto il tempo di mettersi in guardia sollevando uno scudo nero come la pece. Non gli servì a nulla. Il pugno metallico di Feal’d calò dall’alto e sfondò prima la protezione e poi il cranio dell’uomo. Quando lo ritrasse, uno schizzo di sangue misto a materia cerebrale lo seguì andando a spargersi sul pavimento.
Callin saltò giù da pilone dove era aggrappato piombando su un altro dei soldati. Lo uccise mentre atterrava con un calcio ben piazzato che lo inchiodò al suolo, così lui ebbe tutto il tempo di recidergli la carotide mentre lo teneva schiacciato sotto il suo peso.
I tre più vicini attaccarono tutti insieme.
Colpi di acciaio si susseguirono senza posa, gli uomini menavano fendenti senza troppa tecnica ma il terrore che ormai aveva preso possesso di loro li rendeva anche frenetici e pericolosi.
Uno dei soldati prese troppo slancio e rimase con la guardia abbassata un attimo di troppo. Callin infilò la sua lama sotto la sua ascella destra, incuneandola tra le protezioni di cuoio. L’uomo non urlò nemmeno e cadde morto quando il ragazzo ritrasse la lama.
Ancora due…
Il ritmo degli delle spade che mulinavano si fece più serrato di prima ma gli uomini erano stanchi e disperati nel vedere i compagni caduti. Callin se ne accorse dagli affondi ancora meno precisi e dal sudore lungo la loro fronte.
Mentre parava uno dei colpi, la spada si incastrò con quella di uno dei soldati. Callin strattonò la lama per liberarla un paio di volte senza successo. La stilettata di dolore che gli arrivò dal bicipite destro lo avvisò che l’affondo dell’altro soldato che aveva intravisto era arrivato a segno.
Prima che potesse subire ancora, il ragazzo tirò un calcio al ventre di quello che gli teneva la lama bloccata e lasciò andare la sua arma. Il soldato batté la schiena sull’acciaio del pavimento, sgranò gli occhi quando vide la spada del suo compagno calare di lui. Callin era già balzato via.
Nel vedere l’amico caduto sotto la sua stessa lama, l’ultimo dei soldati lasciò la sua arma e si inginocchiò.
Il ladro raccolse con calma la sua spada e gli poggiò una mano su una spalla. Lo guardò quasi con tenerezza e poi gli trafisse l’occhio ed il cervello. Il cadavere del soldato cadde accanto a quello dell’amico.
Click.
Il ragazzo si voltò di scatto, quel rumore era inequivocabilmente un’arma da fuoco che aveva sparato. Il primo pensiero andò a Rose che la trovò accovacciata dietro una barriera improvvisata che si ergeva dal pavimento.
Il bersaglio di quel colpo era stato in realtà Feal’d.
L’uomo era stato raggiunto dal colpo anche se aveva ricoperto con il suo metallo il petto e la testa. Il proiettile rimbalzò contro l’armatura.
Il soldato non si perse d’animo e sparò ancora, tre volte in rapida successione. Un altro colpo si infranse contro la protezione, ma gli altri due, sparati un po’ alla cieca, si conficcarono nella gamba sinistra dell’alchimista, prima che fosse ricoperta dal metallo. L’uomo cadde in ginocchio giusto il tempo di digrignare i denti dal dolore. Si rialzò subito, consentendo al liquido grigio che era la sua arma di avvolgergli la coscia e sostenere il suo peso.
Feal’d si guardò intorno. Il cacciatore di alchimisti davanti a lui, l’ultimo dei soldati poco distante dalla barriera di Rose e Callin alle spalle dei due. Unì le mani, una libera ed una guantata dal metallo, poi le proiettò in avanti. Due sottilissime scaglie grigie partirono in direzione dei nemici. Quello che gli aveva sparato era troppo vicino. Non fece in tempo a scansarsi e fu colpito al collo, appena sopra la sua armatura. L’altro invece, vuoi perché più distante, si accovacciò appena in tempo. Quando si rialzò Rose gli teneva una mano a meno di dieci centimetri. L’esplosione che divampò dai suoi palmi lo investì in pieno.
Appena l’avversario di Rose si accasciò, Callin la vide cercarlo freneticamente. I loro sguardi si incrociarono e il giovane corse ad abbracciarla.
Quanta paura aveva avuto, dannata ragazza!
La strinse forte, prima di staccarsi e rivolgersi Feal’d che camminava tranquillamente verso di loro come se non fosse ferito.
– Ce ne hai messo di tempo – lo pungolò Callin, anche se vederlo combattere non aveva fatto altro che aumentare il rispetto che nutriva per lui.
Il gigante poggiò una mano sulle spalle di Rose e la sua tunica tornò blu come quella di Vincent.
– Devo riconoscere che è stata una pessima idea presentarti come mia apprendista. Dovevo immaginare che sapessero che il mio unico apprendista fosse Ainiel.
Callin li guardò cercando di capire di cosa parlassero, ma il tempo era poco e un’idea se l’era fatta.
– L’imperatore è dietro quel muro – disse indicando l’arco della porta al di là del ponte di pietra – Recuperalo. Io metto in moto questo gioiellino che ce ne andiamo di qui!
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