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Capitolo 31 – Le Leggi dell’Isola

Sottofondo musicale
“Scherzi a parte”, m’intrometto prima del prossimo scambio di frecciate fra i due; “Posso fare una domanda?”
“Certo, non ho altro da fare per tutta la giornata”, conferma lei.
Io scuoto la testa: “Ma hai detto che oggi devi fare..?”
“Infatti sarò impegnata a rispondere alle vostre domande…”, fulmina con lo sguardo Peter prima che muova anche solo un dito; “…quelle intelligenti”, rimarca.
Mi passo una mano fra i capelli e guardo un attimo il soffitto roccioso levigato sopra di noi. “Il capitano… userà Wendy”
“E’ una constatazione, non una domanda, figliolo”
Io sono un attimo disorientato dal suo commento, poi capisco e in teoria non avrei altro da chiedere, ma scavo fra tutti i ricordi che ho dell’Isola. E così mi torna in mente cosa voglio sapere: “Come si viaggia fra l’Isola e la Terra?”
“Lascio la risposta al buffone”, commenta lei, forse un po’ delusa dalla domanda basilare.
Peter interpreta la cosa a modo suo e si sdraia a mezz’aria, a pancia in giù, il suo viso davanti al mio: “E’ facile, la strada è oltre il tempo e lo spazio. Chiunque non conosce la strada si perde”
“E tu la strada come la trovi?”
“Se devi andare oltre il tempo e lo spazio, secondo te fantasia e paura hanno un tempo e uno spazio?”, s’intromette sospirando la donna.
“Non hanno confini”, capisco io e respiro a fondo, poi guardo Peter; “E i portali? – Non li avevamo distrutti?”
“Infatti”, risponde Peter, lanciando un’occhiata a Orchidea; “Tutti e tre”
“Hai solo accelerato la nascita dei nuovi portali, idiota”, ribadisce lei; “Ne uccidi solo uno, ne nasce nello stesso momento uno nuovo che prenderà il suo posto. E di lì a poco nascono anche i suoi fratelli, che nascendo portano la morte ai rimasti due vecchi portali”, afferma; “E’ la legge dell’Isola, proprio come tu, in qualità di eroe, devi mantenere l’equilibrio fra la fantasia e la paura sull’Isola”
“Uccidendo i mangiatori?”, chiedo, non voleva essere una critica, ma nelle mie orecchie è così che risuona.

Da quando so che Wendy è un mangiatore, vedo di nuovo le immagini di tanti altri Bimbi Sperduti, nel corso dei secoli. Avevano solo chiesto di crescere. Vedo la paura nei loro occhi e poi il vuoto. Peter che ripuliva il suo pugnale e ripartiva sorridendo, come se nulla fosse avvenuto.
Io portavo i corpi alle sirene. Loro li portavano con sé nelle profondità degli abissi, dove, secondo le leggende degli indiani, giace l’intera memoria dell’Isola.

“E in che altro modo proteggo l’Isola, se loro hanno la capacità di eliminarla?”, domanda Peter.
“Il capitano diceva che i mangiatori non hanno fate protettrici”, ricordo io.
Interviene Orchidea, mentre bevo un altro sorso di tè: “Che ti aspettavi? – Un mangiatore senza fantasia e senza paura come potrebbe avere una fata protettrice? Nella maggior parte dei casi finirebbe per mangiarsela”
“La vecchia ha visto giusto”, gli concede Peter a malincuore e riprende il suo discorso; “Insomma, nasce un bambino, dice io credo nelle fate”, cita una delle sue frasi preferite; “E la fata viene a prenderlo per portarlo a giocare sull’Isola, per una notte, per una settimana, per sempre, non importa”, fa spallucce; “Ma se un mangiatore chiama una fata, e questa ovviamente non va perché non c’è nessun legame, anch’io ho sentito il richiamo e capisco, è chiaro”
Sì, lentamente capisco perché è stato un problema che Peter non sia più andato sulla Terra a prendere i bambini, mangiatori e non. “Wendy, quando chiamò una fata da bambina… eri andato per ucciderla?”
Lui scuote la testa: “Non per ucciderla. I bambini mangiatori non sono pericolosi. Ancora hanno un briciolo di fantasia e paura loro, per questo se li porto qui. Così non perdono tutto, questo succede quando crescono”, mi dice; “Un mangiatore adulto ha perso tutta la fantasia e la polvere di fata e per sopravvivere mangia”
“E questo fa mangiare troppa fantasia o paura ogni volta che un mangiatore la incontra?”
Lui conferma: “Più o meno è così”
La cosa spiega perché un abbraccio di Wendy ha messo fuori gioco Peter. “Ma Wendy nel suo mondo cosa fa, con tutta questa fantasia e paura, a Londra?”
“Fa scrivere a qualcuno la nostra storia, per esempio”, nella sua voce c’è un tono accusatorio.
Cerco di rigirare la frittata in modo che Peter si gonfi d’orgoglio, è la cosa migliore: “Però adesso sei famoso, sulla Terra”
Lui scuote la testa e prende un respiro profondo che si conclude in un attacco di tosse. Mi verrebbe da abbracciarlo e battergli qualche colpo sulla schiena, ma non oso perché so che non lo accetterebbe. Mi chiedo se la tosse gli è venuta perché non gli piace il tè oppure perché è stato ancora una volta a troppo stretto contatto con Wendy.
“Altre domande?”, mi incita Orchidea.
“Se qui sull’Isola manca fantasia e paura, come la riportiamo qui?”
“Ecco la domanda che aspettavo”, gioisce lei.
Peter la interrompe con sguardo severo: “Si uccidono i mangiatori prima che fanno impazzire le persone grandi con troppa polvere di fata”
Lei lo ignora e fa un gesto ampio con la mano, come se indicasse un paesaggio: “Secondo te perché esistono i portali?”
“Lo dici tu che esistono”, sibila quasi Peter.
“Quando voli”, lei punta il dito contro di me; “Cosa fai?”
“Pensieri felici?”, sono un po’ perplesso. Ormai volo da così tanti anni che il ricordo mi sembra davvero subacqueo, nelle grinfie lontane delle sirene.
“Sì. E la formulina magica?”, mi incalza lei.
“Fiducia, speranza e un pizzico di polvere”, dice Peter subito; “Ricciolo, non ricordi più?”
La donna non mi dà il tempo di rispondere al mio amico: “Esatto. Voli sull’Isola solo se hai queste tre cose, lo stesso anche per i portali: si aprono in nome della fiducia, o della speranza o della polvere”
“Prima hai detto che Wendy è un portale… ma se è un mangiatore?”
“Il potere del portale è dato dal fato, non dalla fantasia o dalla paura”
“Questo significa… che Wendy può tornare sull’Isola quando vuole?”
“Quando si fida ciecamente della fantasia o della paura, sì”
Peter fa spallucce: “Ha senso”, osserva; “Acquabella ha detto che la memoria dell’Isola era a rischio… proprio una ventina di anni fa. Quando Wendy è nata!”, i suoi occhi si fanno grandi.
“Ricordi?”, mi stupisco troppo di questi dettagli per dire altro. Mi risultava impossibile che la memoria dell’Isola fosse a rischio per via dei portali… Oppure i portali possono aprirsi letteralmente ovunque? Dovrò porre la domanda a Peter quando capita.
“Ogni tanto capita”, risponde lui in un sibilo minaccioso; “Ho una lezione da dare…”
Saluto Orchidea con un cenno, so di non avere molto più tempo quando Peter decide qualcosa. Qualsiasi cosa gli stia passando per la testa.

Orchidea mi afferra il polso prima che io lo segua fuori: “Sii prudente”
“Le sirene annegano dolcemente”, ricordo io.
“Alla prima lacrima di tristezza di un mangiatore nasce una nuova sirena. E quando un mangiatore soffre, le sirene cantano”, mi avverte lei; “L’Isola non è favorevole né all’eroe, né alla Tempesta – le fate fecero l’errore di renderlo immortale. Mantenere l’equilibrio sull’Isola fra la paura e la fantasia sarà un arduo compito per lui e tanto più per te”
Deglutisco: Se Peter è eterno e anch’io non crescerò mai… devo impedirgli di uccidere Wendy. Altrimenti non ci sarebbe più la Tempesta fra la fantasia e la paura, giusto?
Lei annuisce.
Peggio di così può ancora andare?

Esco, ma Peter è già scomparso. Trilli mi vola attorno e scuote la testa. Capisco che non mi farà volare di nuovo con Peter, è tornata in sé. Purtroppo nel momento sbagliato.“PETER!”, urlo, sperando che dà l’ordine a Trilli, lei non potrebbe dirgli di no, ma lui è di nuovo sotto il potere di Trilli.
Mi ci mancava solo questa.
“Io credo nelle fate”, mormoro. Non mi piace chiamare in aiuto le fate, soprattutto perché sono piccole e vulnerabili, ma stavolta devo, devo per forza di cose.
Nessuna fata arriva.
Guardo Orchidea uscire dalla sua casa e con sguardo non curante mi dice: “Così perdi solo tempo, Ombra”
“Dov’è la mia fatina?”
“Dove sta per essere usata al posto del portale che è fuggito”, dichiara lei.
Sgrano gli occhi: “Dimmi che stanno ancora alla Cascata di Cristallo!”
“Sei davvero intelligente, Ombra”, sorride la donna e con questo scompare nel sottobosco. Io mi precipito verso la Baia dell’Est.

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Capitolo 30.2 - Orchidea
Capitolo 32 - Robert Street
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SaraIE

Passa il tempo libero fra libri, carte e penna, suona in una piccola orchestra e ama tenersi impegnata giorno e notte. Studentessa sognatrice, 18enne, vive in Svizzera con la sua famiglia, le piace interpretare le voci quando legge e non ha mai abbandonato le storie di fantasia, anzi, semmai si è irrevocabilmente persa fra i boschi degli elfi, le caverne dei nani, i cieli delle fate e gli abissi delle sirene. Ma, secondo la sua filosofia, prima di fare ordine ci deve essere il caos e prima del sapersi orientare non si può fare a meno di perdersi. Non preoccupatevi se vi sembra strano quello che scrive... Proseguite che alla fine vi ritroverete 😉
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