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Capitolo 22 – Chi cerca…

Sottofondo musicale
“Dov’è il Cacciatore Nero?”, chiede uno della ciurma, la punta della sua lama si poggia sul mio cuore.
Io non rispondo. Fra l’altro, ammesso che ho capito al volo e stiamo parlando dell’uomo che mi ha offerto da mangiare, allora è con un Bimbo Sperduto. Devo proteggere Volpino.
“Parla in fretta, donna!”, mi intima una voce terribilmente più nota. E’ il capitano, nell’uncino tiene una lampada. Non so se è possibile ordinare al proprio corpo di non tremare – io ci sono riuscita.
“Non so di chi stiate parlando, signore”, affermo quindi, con calma.
Lui porge la lampada al Gobbo Grasso e mi solleva il mento con l’uncino: “Somigli a qualcuno…”
Io faccio mezzo passo indietro: “Vi pregherei di mettere giù le armi, gentiluomini”, chiedo indirettamente il capitano di dare l’ordine; “Io ho gettato la mia. Non ho alcuna intenzione di battermi”
“Avresti anche poche probabilità di sopravviverci”, obietta il Gobbo Grasso.
Il capitano sorride: “Gentiluomini?”, ripete e abbassa l’uncino; “Temo che tu veda nel mio uncino un’arma, in realtà non è altro che l’unica sostituzione possibile alla mano che mi è stata tagliata via”, non mi sta dicendo nulla che io già non sappia, ma lo lascio fare; “Sono il capitano dei pirati di tutti i Sette Mari”
“Vi sono davvero sette mari, in questo mondo?”, lo interrogo, tuttavia fossi stata con la testa sulle spalle non avrei osato.
La ciurma ride, lui è adirato, i suoi occhi vorrebbero tagliarmi la gola all’istante. Qualcosa in me mi impedisce di avere paura. “Sei un po’ troppo sfacciata per i miei gusti, donna”, dichiara; “Ti converrebbe chiarire subito per quale ragione ti trovavi così vicina alla nostra preda”
“Non capisco”, replico, e davvero non saprei rispondere a me stessa; “Perché un cacciatore sarebbe preda di un pirata?”
Il Gobbo Grasso ride e il capitano finalmente abbassa l’uncino: “Sveglia, la naufraga”
Per un istante mi chiedo come fa a sapere che ho fatto un tuffo a mare, ma poi capisco che le mie scarpe mi hanno tradita: hanno gli aloni bianchi del sale qui e lì.
“Verrai con noi all’accampamento”
“Non credo di avere molta scelta”, osservo io.
Lui scuote la testa: “No, non ne hai molta davvero. E ne avrai ancora meno domattina”, mi illustra generosamente la situazione; “Ci mancano uomini per cogliere di sorpresa gli indiani. Purtroppo l’unica recluta sembreresti essere tu, e ci sono poche probabilità che le cose cambino”
“Non so combattere”
“Nessuno ha detto che devi farlo”, osserva il capitano.
Inizio a capire che cosa vuole ch’io faccia, ma non mi pronuncio.
“Porterai agli indiani un’informazione da parte nostra”, dichiara e sorride malvagio; “Abbiamo un prigioniero che potrebbe interessargli”
Curiosamente mantengo il sangue freddo: “Mi chiederanno se l’ho visto con i miei occhi e di descriverglielo”
Il capitano conferma: “Cammina, donna, se vuoi vederlo”, mi ordina.
Io eseguo in silenzio, testa alta e spalle dritte. So come trattare con i pirati, l’ho già fatto una volta, anche se ho messo a soqquadro l’Isola, ho raggiunto tutti i miei obiettivi: tornare a casa con Johnnie e Mike, salvare Peter dal capitano e riabbracciare mamma e papà.
Stavolta sarò capace di raggiungere i miei obiettivi senza capovolgere l’Isola.

***

Vorrei tanto mordermi la lingua quando i pirati mi mostrano il prigioniero. E’ Giglio Tigrato e non c’è da stupirsi che l’apostrofino come fosse un maschio, ai loro occhi lo è, dato che è un guerriero. Le hanno tappato la bocca con una stoffa sporca e legato strette le mani dietro la schiena.
“Non ha alcuna intenzione di collaborare”, osserva il capitano; “Le abbiamo chiesto un’indicazione, non era poi una cosa impossibile”
“Magari lei non sa quello che volete”
“Credimi, donna, lo sa bene”, replica il Gobbo Grasso; “E’ la figlia del capo tribù”
Io scuoto la testa: “Non capisco cosa volete”, osservo; “A me dite di portare un messaggio alla tribù, a lei chiedete un’indicazione”, riassumo; “La restituirete a suo padre in cambio delle indicazioni?”
“Capitano, sciolo Sciglio Tigrato conosce la strada”, obietta ora lo Spadaccino Sanguinoso.
Il capitano sbotta, rivolto a me: “Ti ho chiesto di impicciarti dei miei affari?”
“Devo portare un messaggio, allora dimmi qual è, perché!”, gli rispondo io a tono e mi alzo per dare più forza alle mie parole.
Il capitano davanti a me si dà una calmata improvvisa e guarda Giglio Tigrato un po’ disorientato: “Dici di torturarla?”
“Servirà a farla parlare?”, chiedo di rimando e scuoto la testa; “Non penso”
“E tu, donna, sai il modo per farla parlare?”, mi domanda lui e mi si avvicina così tanto che sento il suo odore pungente. Sale, sapone naturale, sudore.
Scuoto la testa: “Di certo non entro l’alba”
“Se non ci riesci entro l’alba, ucciderò lei e te”, decide il capitano e mi sfila il pugnale; “Questo lo restituiremo al tuo amato, nel caso dovesse chiederci di te”, mi informa.
“Un pensiero gentile”, gli concedo, anche se non lo penso davvero.
“Fra le costole gli starà certamente bene”, annuisce il capitano e mi volta le spalle; “Guai se fate scappare le prigioniere!”

Io mi chino accanto a Giglio Tigrato, non le tolgo ancora la benda e parlo a bassa voce: “So che non ti fidi, ma vedi di non farci uccidere entrambe”, la prego; “Vorrei che ne usciamo tutt’e due”, ora le slaccio la benda attorno alla bocca, lei mi sputa in faccia.
“E chi fare male tu, stavolta?”
“Non a lui, ti ho dato la mia parola”, le bisbiglio.
“Che tu pensare?”, Giglio Tigrato è contraria a collaborare, tuttavia sembra capire che ho una vaga idea.
E rimarrà vaga finché non collabori, penso e le sussurro; “Dobbiamo preparare una…”, sotterro la mia mano. Significa trappola, è una delle poche parole che conosco ancora degli indiani. Mi ha perseguitato nei miei incubi, quel gesto.
Lei inarca un sopracciglio.
Io mi avvicino al suo orecchio: “Sirene”
I suoi occhi diventano grandi almeno il doppio, all’inizio scuote la testa, poi annuisce. È forse il solo modo per liberarci dei pirati senza consegnare Peter o esporre il villaggio ai pirati.
Il punto interrogativo è piuttosto se il diversivo non ucciderà anche noi.

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Capitolo 21 - Volpino
Capitolo 23 - Nascondino
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SaraIE

Passa il tempo libero fra libri, carte e penna, suona in una piccola orchestra e ama tenersi impegnata giorno e notte. Studentessa sognatrice, 18enne, vive in Svizzera con la sua famiglia, le piace interpretare le voci quando legge e non ha mai abbandonato le storie di fantasia, anzi, semmai si è irrevocabilmente persa fra i boschi degli elfi, le caverne dei nani, i cieli delle fate e gli abissi delle sirene. Ma, secondo la sua filosofia, prima di fare ordine ci deve essere il caos e prima del sapersi orientare non si può fare a meno di perdersi. Non preoccupatevi se vi sembra strano quello che scrive... Proseguite che alla fine vi ritroverete 😉
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