All’orizzonte la nave pirata, enorme, sta ferma. Forse si sono arresi, perché non hanno preso Peter Pan in tempo. Non l’avrebbero preso comunque, ridacchio fra me e me; Al posto di essere prigioniera di Giglio Tigrato sarei finita in pasto al coccodrillo per aver aiutato Peter Pan.
Ma c’è qualcosa che non mi torna. Il vasto prato verde si estende su entrambi i lati del sentiero… ma il sentiero è fiancheggiato da un muretto in costruzione. Ci stanno lavorando uomini, donne e bambini pelle rossa.
Giglio Tigrato grida qualcosa, sta davanti a me di almeno cinque metri. Fra me e lei ci saranno altrettanti uomini. Un ragazzino, armato probabilmente per fare da guardia, getta le armi a terra e si affretta a raggiungerla. Dice svariate cose in una lingua che non comprendo.
Ad un tratto sgrana gli occhi. “Wendy?”, mi riconosce.
Annuisco impercettibilmente. Nonostante gli anni passati, non potevo dimenticare il mio Leprotto. Forse ha detto a Ricciolo che vuole crescere, però non è cambiato affatto, la verità dev’essere che gli piace di più stare con gli indiani.
Leprotto allarga un braccio, forse vuole indicarmi, forse… non lo so. “Alt, sorella guerriero Giglio Tigrato”, dice in inglese, curiosamente però usa l’accento indiano; “Lei sorella di Gufo dell’Alba e mammina di Bimbi Sperduti”, mi presenta, anche se apparentemente la sola a non sapere chi sono davvero forse… sono io stessa. Sull’Isola ho tanti di quei nomi e di storie che potrei farne un libro e guadagnarci. Meno di Barrie, naturalmente. Peter Pan ora è un suo personaggio. Leprotto continua, ovviamente senza potermi leggere nel pensiero: “Lei Cantante Dorata, Lepre-che-corre garantisce”
Giglio Tigrato unisce le mani, poi allarga le braccia. I cacciatori si fanno da parte su un lato e dall’altro, mentre lei mi fissa furibonda: “Io ascoltare miei fratelli guerrieri e fidare di Lepre-che-corre”, afferma e le si legge in faccia che farebbe carte false pur di vedermi – come minimo – davanti a una giuria indiana, ammesso che esista. “Io no contenta tu essere qui, Jackie Manorossa”, mi sottolinea e ancora una volta quel nome mi fa rabbrividire, lei mi punta il dito contro. Mi arriva appena al busto, ma la sua autorità e la sua rabbia mi fa sentire piccola e indifesa: “Tu fare male a Aquila Bianca di nuovo e io fare più male a te”, mi minaccia; “Ricorda bene, Jackie Manorossa”
“Mi chiamo Wendy Darling”, cerco in qualche modo di dirle, come minimo le parole mi escono dalle labbra.
Che-vola-con-il-pensiero mi supera e scuote la testa: “Tu ora sempre e solo con Lepre-che-corre, fino altra decisione di grande capo e consiglio”, con ciò va dietro a Giglio Tigrato e non dice nient’altro.
“Ehm…”, non so come prenderla.
“Significa che non ha senso discutere di come ti chiami con Giglio Tigrato. E’ consigliere del grande capo assieme a Saggio Corvo”, interviene Leprotto e mi sorride; “Ricciolo lo diceva che un giorno saresti tornata”
Ricciolo…, mi sento cascare le braccia; “Leprotto, ho promesso a Ricciolo”, mi affretto ad aggiungere il nome di Peter perché altrimenti a Leprotto potrebbe venire l’idea di chiedere che fine hanno fatto lui e Trilli; “Ho promesso a Ricciolo e Peter che a pranzo sarei stata al… al nascondiglio”, gli confido; “Ci siamo persi per colpa dei pirati”, spiego e guardo il vascello cavalcare le onde all’orizzonte. Sembra fermo.
“Il capitano dei pirati ha riconosciuto te o Peter?”, si allarma lui.
Scuoto la testa: “Non penso proprio”
Lui mi scruta un attimo: “Bè, forse te non ti ha riconosciuta davvero”, riflette ad alta voce; “Se non vedevo il bacio, non mi sarei nemmeno sognato di prenderti in custodia”
E così ora oltre a Peter devo proteggere anche te… lui da se stesso e te da Giglio, mi sforzo a non dire niente di tutto ciò e mi auguro con tutto il cuore che Ricciolo venga presto a cercarmi.
La mia mano afferra la ghianda appesa al mio collo e inizio a giocherellarci. Pongo una domanda retorica: “Devo restare con gli indiani, vero?”
“Ci vorrà poco, a Giglio non piace aspettare per le cose urgenti”, mi rassicura lui.
“E io sono una cosa urgente”
“Sì”
“Quindi dici che riesci a portarmi al nascondiglio di Peter e dei Bimbi prima di mezzogiorno?”
Lui scuote la testa: “Non ci vorrà così poco. Non ricordi la strada?”, si informa.
Io confermo in silenzio.
Leprotto mi prende la mano: “Gli indiani sono gentili, sempre”, mi incoraggia e inizia a farmi strada.
Passiamo dritti davanti alle sue armi, al che gli domando se non è il caso che lui le prenda. La risposta mi lascia un po’ sorpresa, ma ha anche la sua logica: “Se vedono che resti qui fino alla loro decisione senza aver bisogno di armi, faranno più in fretta e più volentieri”, mi spiega e chiama con un tipico urlo indiano, con la mano svolazzante davanti alla bocca, tutti i bambini e le donne.
“Cosa stai facendo?”
“Così sanno che io ho un altro incarico e qui c’è bisogno di un altro guerriero”, mi risponde lui e si siede nell’erba; “Aspettiamo che arriva”
“Sei già un guerriero?”
Lui si gonfia il petto: “Vuoi scherzare? – Ho più anni di te!”, mi riprende ironico.
Rido, contagiata dal suo sorriso.
***
All’accampamento Leprotto mi presenta il suo migliore amico, Piccolo Fiume, mi dice che conosce bene anche Ricciolo.
Piccolo Fiume alza la mano: “Aug”
Rispondo allo stesso modo: “Aug”, gli sorrido; “Lepre-che-corre mi ha raccontato tante cose belle di te”, aggiungo.
Lui ricambia il sorriso, ma non dice niente.
Leprotto interviene: “Capisce tutto, ma non gli piace parlare la nostra lingua”
“Perché?”, gli chiedo, un po’ sorpresa.
Lui fa spallucce: “A me risponde sempre che la lingua dà lealtà alla persona con cui parli e lui vuole dare la lealtà alla sua tribù”
Quindi cosa pensano di te, di Giglio e di Che-vola-con-il-pensiero, voi che sapete l’inglese?, vorrei davvero fargli questa domanda, ma mi mordo la lingua in tempo. L’istante seguente mi chiedo ancora: Perché Giglio Tigrato ha voluto imparare a parlare l’inglese?
Rimedio al silenzio cambiando argomento: “Mi fa piacere rivederti, Piccolo Fiume”, gli comunico; “Eri ancora molto Piccolo quando sono venuta dagli indiani la prima volta”
“Te l’avevano già presentato?”, si stupisce Leprotto.
Annuisco: “Aveva l’età di Mike, penso che sia stato per questo”, ammetto; “Questo non lo ricordo di preciso, ma il nome non mi è nuovo, questo è sicuro”
“Mike?”, ripete Leprotto.
Mi correggo: “Michael”
Piccolo Fiume sorride nel sentire il nome del mio fratellino. Esegue diversi gesti che Leprotto, da vero esperto, mi traduce tutti: “Piccolo Piume dice che ricorda amico piccolo Michael”, sono sempre storpiate le sue traduzioni, forse lo fa apposta; “Domanda come sta”
“Molto bene, ha qualche anno in più di Lepre-che-corre”, rispondo; “Diventerà maestro”
Piccolo Fiume sgrana gli occhi, ha capito benissimo, però aspetta ugualmente la traduzione di Leprotto e poi gli risponde, negli occhi sembra riflettere una punta di orgoglio.
Leprotto sorride un po’ incerto: “Piccolo Fiume chiede a Cantante Dorata se piccolo Michael amico vuole diventare grande saggio, per lui posto in consiglio, in futuro”
“Certamente sarà onorato dalla proposta”, affermo e non ne ho dubbi. Immagino il viso di Mike tutto rosso per l’imbarazzo della lusinga. Guardo un attimo il totem, con un certo timore.
“Cosa succederà, dopo il consiglio?”, domando dal nulla.
Leprotto mi regala un altro sorriso: “Ti perdonano”
“E…”, Giglio Tigrato mi perdona?, vorrei chiedere, ma devio in un altro modo la domanda; “Se non lo facessero?”
“Puoi restare prigioniera, con il tempo potrebbero proporti di unirti alla tribù”, Leprotto diventa più serio; “Oppure condanna a morte”
Ecco la risposta che temo di più, con Giglio Tigrato come membro del consiglio.
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