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Capitolo 1 – Cane Pazzo – Shameland

– ATTENZIONE: I CONTENUTI DI SHAMELAND SONO RIVOLTI A UN PUBBLICO DI MAGGIORENNI. –

Shameland è una storia ironica, dissacrante e spesso volgare. Mette a nudo l’indecenza del fantasy degli ultimi tempi e non ha paura di farlo nella maniera più dura e diretta possibile.

Questo disclaimer è d’obbligo sia per avvisare i deboli di cuore, sia tutti i nostri lettori non ancora in età da patente che forse è meglio che cambino articolo, prima di ritrovarsi davanti contenuti disturbanti o troppo espliciti.

È anche vero che da quando si trovano orde di fan in visibilio per il trono di spade, sembra che il sesso (esplicito), le stragi (con smembramenti) e il turpiloquio (gratuito) siano stati sdoganati nella letteratura, ma noi preferiamo avvisare lo stesso. Per questo motivo, proseguire nella lettura, rappresenta una implicita accettazione di questo avviso e dei contenuti che potreste trovare

Capitolo 1 – Cane Pazzo

La lucertola gigante avanzava tra la sabbia del deserto sotto il sole cocente. Si muoveva rapida e sinuosa, così veloce da sembrare inafferrabile. Era così sicura di sé che non avvertì il pericolo incombente.
L’uomo piantò il coltello da caccia nel cranio della lucertola del deserto, infilzandola al suolo. La volse a pancia insù, conficcò il coltello sotto la gola e lo tirò fino alla coda, aprendo la lucertola in due. Mise una mano dentro al grosso squarcio che grondava sangue ed estrasse un pugno di interiora. Lo annusò.
“Femmina, fertile. Se cerco bene, da queste parti dovrei trovare il nido…”
Si mise in bocca il pugno di interiora e masticò, gustandosi il sapore metallico del sangue.
Estrasse il radar per trovare le uova nascoste sotto la sabbia, prese la lucertola dalla coda e si incamminò. Oltrepassò una duna, poi un’altra, senza che ci fosse alcun segnale del nido. Nel giro di un battito di ciglia il sole si oscurò e il vento divenne più intenso.
“Non ci voleva una cazzo di tempesta di sabbia, cazzo.”
L’uomo indossò gli occhialoni e tirò su la bandana fino a coprirsi il naso per proteggersi dalla sabbia. Con gli occhi riparati dalla luce, alzò lo sguardo e vide che non era stata una tempesta di sabbia a oscurare il sole, ma un enorme uccello che volava in circolo sopra la sua testa.
“Stasera si mangia!” aveva già l’acquolina in bocca. Lasciò la coda della lucertola ed estrasse il fucile dalla fondina sulla schiena. Mirò verso l’uccello che continuava a volteggiare in cerchio sopra di lui, facendosi sempre più basso. Puntò il fucile leggermente più a destra rispetto alla direzione del volatile, calcolando la traiettoria e il vento. Trattenne il respiro. Inspirò. Espirò. Premette il grilletto.
Per un attimo, un boato riempì il silenzio del deserto.
L’uccello emise un lamento acuto e crollò a peso morto dietro a una duna. L’uomo si caricò la lucertola morta in spalla e si diresse sul luogo della caduta.
Non fu difficile trovare la carcassa: il volatile aveva piume nere come la pece che risaltavano sulla sabbia dorata. L’uomo mise a posto il fucile, lasciò la sua precedente preda e si chinò accanto al corpo dell’animale senza vita. Iniziò a spennarlo dalle ali.
“Con questo sono a posto almeno fino a un giorno lontano.”
Dopo un paio di minuti, l’uccello ebbe un tremito. L’uomo saltò indietro, con un gesto automatico estrasse il fucile e lo puntò contro la possibile minaccia.
Una mano sbucò da sotto l’ala, proprio quella che stava spennando.
“Che cazzo?” pensò.
Un uomo uscì strisciando. Si mise in piedi. Era molto vecchio, stempiato, con ciuffi di capelli canuti. Il vecchio si scrollò la lunga barba bianca e spolverò la tunica nera a stelline gialle che indossava, poi si voltò verso l’uccello morto.
«Ma no, cazzo! Avevo appena pagato il Bollo del Male™!»
«Chi cazzo sei?» chiese l’uomo col fucile. «L’uccello è mio.»
Il vecchio parve dubbioso. «Non voglio toccarti l’uccello.»
«Allora allontanati dal mio uccello.» L’uomo mise il colpo in canna.
«Ma se sei lì come faccio a toccarti l’uccello?»
«L’uccello che stavo spennando.»
«Non mi interessa cosa fai quando sei solo. Sai quanto costa un aero-aquila? Non è neanche in garanzia!»
«Di che cazzo stai parlando?» l’uomo gli sparò a pochi centimetri dai piedi. Un colpo d’avvertimento.
«Porco Artù! Calma, calma…» il vecchio si schiarì la voce e fece un arco in aria con le braccia. «Sono venuto fin qui da molto lontano per dirti che tu sei speciale.»
L’uomo col fucile lo guardò accigliato e rimise un nuovo colpo in canna, ma il vecchio continuò: «Scommetto che tu hai sempre avuto il sospetto di avere qualcosa in più degli altri. Hai sempre percepito di avere poteri soprannaturali… e sono qui per dirti che è così: tu sei il Prescelto™!» un fulmine spaccò il cielo dietro di lui quando finì di parlare.
«Ho capito, sei partito di testa. Tranquillo ora è tutto finito…» l’uomo sparò mirando alla testa ma il proiettile deviò, mancando il bersaglio.
«Ma cosa cazzo…?»
«Vedi, se mi lasciassi il tempo di spiegare… potrei dirti qual è il tuo compito e chi sono io…» disse il vecchio.
«Allora parla, e non fare scherzi!» lo intimò l’uomo senza abbassare l’arma.
«Innanzitutto, mi chiamo Glandalf e sono uno mago. Tu sei…?» lasciò la domanda in sospeso.
«Cosa?» chiese l’uomo col fucile.
«Tu sei…? Come ti chiami?»
«Non ho un nome.»
«Beh, come posso chiamarti?»
«Cazzo ne so. Mi spieghi che cazzo sei venuto a fare qui, cazzo?»
«Ah sì…» il vecchio tirò fuori un foglietto dalla manica e lesse: «Tu, inserire nome… eh in questo caso lascio così…» tossì. «Scusa. Dicevo: sei il Prescelto™, colui che sconfiggerà il Signore del Male™ e il suo esercito di terribili, sanguinari, cattivissimi, brutti, fetidi e un sacco di altri aggettivi Malvagy™, orchetti. Sei l’unico che può aiutare la Resistenza™ a rubare l’ultimo Uovo di Drago™. Siccome sei il Prescelto™ hai diritto a un Deus Ex Machina™ almeno una volta a capitolo. Hai diritto ad un potere speciale, se non potrai permetterne uno, te ne sarà assegnato uno d’ufficio.»
«Non ho capito un cazzo.» rispose l’uomo senza nome.
«Devi venire con me per uccidere un tipo» riassunse Glandalf.
«Perché?»
«Oh ma cosa sono queste domande?» il vecchio sputò per terra. «Non ci sono più i Prescelti™ di una volta…» scosse la testa, sconsolato.
L’uomo senza nome aveva capito poco di tutto ciò che era accaduto fino a quel momento, l’unica cosa che sapeva è che il vecchio era tra lui e il suo uccello.
«Se mi lasci l’uccello vengo con te» propose.
Glandalf si guardò le mani e poi lo guardò. «Amico, sei sicuro di non avere uno scorpione nelle mutande? Guarda che non te lo sto tenendo io l’uccello…»
«Non cercare di fregarmi con le tue chiacchiere! Io non le porto le mutande! Ci stai?»
«Sì… credo…» rispose Glandalf.
L’uomo senza nome abbassò il fucile e lo rimise nella fondina. «Bene» disse.
Il vecchio si guardò intorno. «Visto che hai ucciso il mio aero-aquila come torniamo in città?»
L’uomo senza nome fece spallucce.
«Tu come ti sposti nel deserto?»
«Ho una moto qualche duna più in là» l’uomo senza nome indicò un punto indistinto dietro di sé.
«Fai strada allora…» disse Glandalf.
«Questi due come li porto?» chiese il Prescelto™ indicando le due carcasse.
«Mettile nell’inventario, no?»
«Che cazzo è l’inventario?»
«Faccio io.»
Il vecchio si rimboccò le maniche e disse: «Start! Inventario! X! Deponi! X! Start!»
Un raggio di luce proruppe dalle mani del vecchio mago e il cadavere del volatile e della lucertola svanirono in una nuvola di polvere.
«Che cazzo hai fatto?» il Prescelto™ estrasse il fucile e sparò, il proiettile deviò ancora e si perse fra la sabbia alle spalle del mago.
«Stai tranquillo» lo rassicurò Glandalf. «Ho usato una formula magica, li potrai avere quando e come vorrai, basta che me li chiedi.»
«Cazzo! Cazzo! Cazzo!» l’uomo senza nome sbatté il piede a terra dopo ogni cazzo, era accecato dalla rabbia.
«Start! Inventario! X! Ritira! X! Start!»
La lucertola morta apparve ai piedi del mago.
«Mi credi ora?»
Il Prescelto™ si calmò. «D’accordo, ma prova a fregarmi e mi mangio le tue budella.»
Il mago rimise la lucertola nell’inventario e poi i due andarono alla moto, una Harley, il Prescelto™ montò in sella.
«Non ti preoccupare per me» disse Glandalf. Il mago schioccò le dita, un fulmine cadde proprio davanti a lui. Il Prescelto™ sbatté le palpebre e proprio in quel punto ora c’era una roulotte.
Il mago tirò fuori dalla tunica una corda argentata e legò la roulotte alla marmitta della moto.
«Sei sicuro che regga?» chiese il Prescelto™.
«Stai tranquillo, è fatta in peli di palle di drago, un materiale resistentissimo» scrollò le mani con aria soddisfatta.
«Dove dobbiamo andare, Glandalf?» accese il motore.
«Andiamo a Khovo dei Bbbuonhy, vai verso nord.»
«E dove cazzo è il nord?»
«Vai di là» indicò un punto alla loro destra.
“Che tipo strano questo vecchio” pensò l’uomo senza nome.
«Si parte, vecchio coglione!»
La moto partì con un ruggito del motore e il Prescelto™ lanciò un ululato.
«AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!»

Dopo due giorni di viaggio i due raggiunsero il villaggio di frontiera. Nella strada principale c’era un gran fermento. Tantissima gente, più di quanta il Prescelto™ avesse mai visto, urlava e correva da una parte e dall’altra con grossi scatoloni.
«Cazzo succede?» chiese il Prescelto™.
«Khovo dei Bbbuonhy sta per essere attaccata, si stanno preparando a difenderla.»
Camminarono lungo la strada principale per qualche minuto, stando attenti a non intralciare i lavori.
«Dovremo cercare la regina…» disse Glandalf. «Seguimi!» lo tirò per un braccio, su per dei gradini, fino all’entrata di un edificio; ma un tipo alto e robusto gli si parò davanti. Aveva gli occhi a mandorla e portava un’armatura in cuoio ornata con un teschio nero.
«So che tu sei il Prescelto™…» sorrise e si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. “Incisivo d’oro…” pensò il Prescelto™, il giovane dai tratti orientali continuò: «Mi presento sono Unhoke Durapokho, faccio parte di un Ordine Segreto Che Attende La Tua Venuta™, sono il più grande spadaccino di tutta Shameland, venuto da molto lontano per unirmi a…»
Il Prescelto™ impugnò il fucile e lo puntò dritto in faccia a Unhoke.
«Ma che cos…» chiese lo spadaccino. Ma non fece in tempo a finire la frase che il Prescelto™ sparò. Le cervella schizzarono fuori dal cranio e si schiantarono contro il muro, poi caddero al suolo, lasciando una scia di sangue. Unhoke, o quel che ne rimaneva, si afflosciò a terra senza emettere altro suono.
Tutti gli abitanti si fermarono a fissarlo. Il Prescelto™ vide molte persone uscire dagli edifici circostanti, probabilmente attirati dallo sparo. In breve la strada principale di Khovo dei Bbbuonhy era gremita.
«Un assassino! Presto, chiamate la Regina Gnocca dei Ribelli™! C’è una spia!» gridò qualcuno dalla folla.
«State calmi! Sono sicuro che c’è stato un malinteso…» si sgolò Glandalf al fianco del Prescelto™, cercando di calmarli. «Ma perché l’hai fatto?» gli chiese poi sottovoce. Il Prescelto™ osservò uno ad uno ogni abitante di quel villaggio, poi si volse verso il cadavere ai suoi piedi, estrasse il coltello da caccia e gli strappò via il dente d’oro. Seguì un boato di disapprovazione.
«Cazzo c’è?» gridò il Prescelto™. «Mi serviva!» aprì la bocca e mostrò a tutti lo spazio lasciato dal suo incisivo superiore mancante. Girò il dente d’oro dal lato giusto e poi lo infilò proprio dove gli serviva. Lo sentì farsi largo tra la carne della gengiva e poi incastrarsi.
«Aghete miha agghendino?» chiese.
«Tieni… usa il mio…» sussurrò Glandalf, porgendogliene uno.
Tenendosi fermo il dente con una mano, prese l’accendino con l’altra e si bruciò la gengiva. «Grazie, ora va’ meglio» disse, passando l’accendino al mago. Si toccò il dente con la lingua, era ancora traballante. “Tra qualche giorno sarà a posto.”
La folla davanti a loro ammutolì e si divise, lasciando un varco.
«Cosa succede ora?» chiese il Prescelto™… e poi la vide: la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.
Una donna alta, bionda, slanciata, col viso dai lineamenti angelici, gli occhi azzurri, e con due tette enormi che il vestitino in raso rosso a malapena riusciva a nascondere; attraversò il passaggio che si era formato e si fermò a pochi passi davanti lui.
Il Prescelto™ era senza parole, non riusciva a staccare gli occhi da quello spettacolo. Era eccitato e fremeva di desiderio.
«Ciao, Prescelto™, sono la Regina Gnocca Dei Ribelli™, nonché la Gnocca Personale Del Prescelto™. Il mio nome è Leylap Hottana» gli fece l’occhiolino.
Il Prescelto™ non disse una parola.
«Che c’è bello? Sei rimasto senza fiato?» disse con voce sensuale la donna.
Il Prescelto™ si slacciò i pantaloni e se li tolse, buttandoli poco distante e rimanendo con il cazzo in erezione davanti a tutti.
«Oh cielo!» Leylap sgranò gli occhi e si coprì la bocca con le mani. «Non perdi tempo tu eh? Mica male…» ammiccò.
Il Prescelto™ fece un passo verso la sua preda, e poi ancora uno, non gli sembrava ancora vero. Scese un paio di gradini, si avvicinò a Leylap che era diventata paonazza, la superò. Si fece largo a spintoni tra la folla, e corse a prendere la cagna a pelo corto oggetto dei suoi desideri all’inizio di un vicolo laterale.
«So che sei pronta… lo sento dall’odore…» le disse accarezzandola, era morbida e calda. La cagna, in tutta risposta, abbaiò.
Lui la girò da dietro, si inginocchiò e la penetrò. Le diede un colpo, poi un altro, ancora uno. E poi venne. «Cazzo, sì!» esclamò il Prescelto™ soddisfatto.
«Ma cosa sta succedendo?» gridò qualcuno tra le ultime file della folla.
Il Prescelto™ lasciò andare la cagna e tornò da Glandalf. Gli fece un cenno d’intesa e si rimise i pantaloni.
«Ha scopato un cane col cazzo!» rispose qualcun altro.
«Cazzo c’è?» chiese a Glandalf e Leylap, notando che lo guardavano a bocca aperta.
«Mai che mi capitino Prescelti™ normali! Silente ha il suo bel Harry che fa tutto quello che lui gli dice! Gandalf ha Frodo, un altro ragazzo con la testa a posto! Brom ha Eragon, che, per quanto coglione, non è uno zoofilo… anche se, oddio… con la dragonessa… e a me? Ecco chi mi capita!» borbottò Glandalf.
«Cosa ha fatto?» chiese un altro dalla marmaglia di gente.
«Ha ammazzato un cane a cazzo!» fu la risposta.
«Ma cosa hai capito!» gridò un altro ancora, «Si chiama Cane Pazzo!»
Il Prescelto™ si guardò attorno confuso. “Cosa vogliono da me?”
«Signori, Cane Pazzo!» gridò Leylap, «colui che ci guiderà alla luce in questo mare di tenebre e sconfiggerà il Signore Oscuro™ e il suo Esercito del Male™! Il nostro Prescelto™!» gli prese la mano e la alzò al cielo.
Dalla folla si alzò un’ovazione.
«Cane Pazzo! Cane Pazzo! Cane Pazzo!» l’urlo continuava a crescere d’intensità, crebbe fino a far tremare la terra stessa.
L’uomo senza nome non capì la situazione. “Glandalf ha detto che li stavano per attaccare… e che io dovevo aiutarli… forse devo dire qualcosa…” rifletté.
«Uccidiamoli tutti!» gridò.
“Spero che vada bene” sorrise compiaciuto.
La folla ruggì, ormai era in delirio.
«Preparatevi per la battaglia, miei prodi» urlò Leylap. «Non avete nulla da temere! Il Prescelto™ è con noi!»

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Prologo - Shameland
Shameland - Capitolo 2: Folle Battaglia
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