«Facciamo finta che tu sia la Regina Nera, Kitty! Sai, io credo che se ti mettessi a sedere e incrociassi le
zampette, sembreresti proprio precisa. Provaci, su, tu che sei la mia beniamina!». E Alice prese dalla tavola la Regina Nera e la mise dritta davanti al gattino perché se ne servisse come modello da imitare: ma la cosa non riuscì, soprattutto, dichiarò Alice, perché la gattina non voleva incrociare le zampe come si deve. Perciò per punirla, la sollevò davanti alla Specchio, perché potesse vedere anche lei come era inquieta, «e se non sei buona subito», aggiunse, «ti farò passare dalla Casa dello Specchio. Ti piacerebbe che lo facessi?»
«Ora, se soltanto tu mi stai a sentire, Kitty, e non chiacchieri tanto, ti dirò tutte le mie idee sulla Casa dello Specchio. Prima di tutto, c’è la stanza che vedi attraverso lo specchio, che è proprio uguale al nostro salotto, solo le cose stanno tutte alla rovescia. Io la posso vedere tutta se mi arrampico su una sedia, tutta tranne quel pezzettino proprio dietro il caminetto. Oh! Vorrei tanto poter vedere anche quel pezzetto! Desidero tanto sapere se hanno il fuoco in inverno: non si può mai dire, lo sai, a meno che il nostro fuoco non faccia fumo, e allora il fumo sale anche in quella stanza, ma può anche essere una finzione, proprio per far sembrare come se il fuoco non ci fosse. Bene, dunque, i libri sono molto simili ai nostri, solo le parole sono scritte alla rovescia; lo so, perché ho tenuto un libro davanti allo specchio, e ne hanno tirato su uno anche nell’altra stanza. Ti piacerebbe abitare nella Casa dello Specchio, Kitty? Mi domando se lì ti porterebbero il latte! Forse il latte dello Specchio non è buono da bere, ma, oh! Kitty! Ora ce ne andiamo nel corridoio. Puoi vedere a malapena uno spiraglio del corridoio nella Casa dello Specchio, se lasci la porta del nostro salotto proprio spalancata: somiglia molto al nostro corridoio per quel che si piò vedere, soltanto, sai, più in là potrebbe essere completamente diverso. Oh, Kitty! Come sarebbe carino se soltanto potessimo entrare nella Casa dello Specchio. Sono sicura che ci siano tante belle cose lì! Facciamo finta che ci sia una maniera per entrarci in qualche modo Kitty! Facciamo finta che lo specchio sia diventato morbido come un velo, in modo che ci si possa passare attraverso. Ecco, sta diventando una specie di nebbia adesso, dico io! Sarà abbastanza facile attraversarlo». Nel dir questo si era arrampicata sulla mensola del caminetto, benché neppure lei sapesse come ci era arrivata. E certamente il vetro stava cominciando a sciogliersi, proprio come una splendente nebbia argentea.
Capitolo I La Casa dello Specchio
Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò (Through the Looking-Glass, and What Alice Found There), o contratto semplicemente in Attraverso lo Specchio, è un romanzo fantastico del 1871 scritto dal matematico scrittore inglese Charles Lutwidge Dodgson, conosciuto con lo pseudonimo di Lewis Carroll, come seguito de Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La storia prende il via il 4 novembre esattamente sei mesi dopo il viaggio nel Paese delle Meraviglie. Alice, sonnecchiando su una poltrona del suo salotto, si chiede cosa mai potrà esserci dall’altra parte dello specchio: riesce ad oltrepassarlo ed a dare così una risposta alle sue domande. Dapprima trova una sorta di diario (presumibilmente del Re Rosso) che contiene un testo incomprensibile (Jabberwocky) che potrebbe significare qualcosa ma non riesce a trovare la soluzione al quesito. Fuori dalla Casa dello specchio, iniziano le frenetiche avventure della bambina: l’incontro con i fiori parlanti nel giardino, con i personaggi di una scacchiera da gioco, in particolare con la Regina Rossa che riesce a frenare la lingua della curiosa bambina, o con la Regina Bianca sul fatto della prigionia di un povero cittadino rinchiuso in prigione o che possano realmente esistere delle cose impossibili da eseguire, e da non dimenticare lo scontro del Leone e dell’Unicorno con il Re Bianco. La cosa più intrigante è che qui Alice incontra tutti i personaggi delle sue filastrocche preferite, ed ecco che il colto Humpty Dumpty (tradotto in alcune edizioni in “Unto Dunto“) ed i bizzarri gemelli Tweedledum e Tweedledee prendono vita in scenette al limite dell’assurdo. La trama è perlopiù incentrata sull’obiettivo di ottenere una corona e diventare Regina, ma spostandosi molto cautamente e prudentemente stando alle basi del gioco. Dopo aver passato l’esame finale, viene preparato un lauto banchetto durante il quale, Alice si risveglia dal suo sogno.
Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò, editore FdB, collana I Fiori di Loto, copertina flessibile. (contiene le illustrazioni originali di John Tenniel della prima edizione inglese)
Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio, editore Newton Compton, collana Grandi Tascabili Economici. (Questa edizione contiene due romanzi)
Mentre il primo libro, Alice nel Paese delle Meraviglie, gioca sul tema delle carte da gioco, il secondo, Attraverso lo Specchio, è incentrato sul tema degli scacchi, per i quali l’autore fornisce uno schema di gioco all’inizio del libro.
Poiché il problema di scacchi presentato alla pagina successiva ha lasciato perplesso più di un lettore, sarà opportuno spiegare che, per quanto riguarda le mosse, esso è correttamente elaborato. L’alternanza di Bianco e Nero [1] forse non è rispettata con la necessaria rigidità, e l’arrocco [2] delle tre Regine e semplicemente un’espressione per indicare che sono entrare nel castello: ma chiunque voglia prendersi la briga di disporre i pezzi e fare le mosse indicate, scoprirà che lo scacco del Re Bianco alla mossa 6, la cattura del Re Nero alla mossa 7 e lo scacco matto finale del Re Nero rispettano rigorosamente le regole del gioco.
Le parole nuove della poesia Jabberwocky hanno suscitato divergenze d’opinione in quanto alla pronuncia: sarà quindi il caso di dare istruzioni anche in merito a questo punto. Slithy va pronunciato come se si trattasse delle due parole “sly, the”; la “g”di gyre e gimble è dura; rath rima con bath.
Natale 1896
[1] Rosso e Bianco, nel testo in lingua originale.
[2] Nel gergo scacchistico, il termine arrocco sta a indicare il movimento contemporaneo di Re e di Torre.
Attraverso lo specchio nasce come semplice seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie, sfruttando il grande consenso di pubblico guadagnato con quest’ultimo. Il libro tuttavia risulta più malinconico e meno onirico: viene scritto infatti in un periodo di grandi tensioni con la famiglia Liddell, come testimonia il poemetto dell’epilogo che è un ammonimento ad Alice Pleasance Liddell, affinché non perda la sua innocenza di bambina.
E voi, chi credete che fosse?
Navigava un bastimento,
Prora dritta, vele al vento,
Per il mar, tutto contento.
E tra bimbe entusiasmate,
Con le bocche spalancate,
Mi sentian parlar di fate.
Oggi il sole è impallidito,
Quel ricordo si è smarrito,
Il vascello è già svanito.
Ma leggera viene Alice,
Da qual tempo sì felice,
E con voce lieve dice:
«Altre bimbe entusiasmate
Con le bocche spalancate
Sentiran parlar di fate».
Io, ripreso quel vascello,
A quel lido tanto bello
Mi dirigo come augello.
E, seguendo la corrente
Di un bel sogno iridescente
Colà giungo immantinente
Quel Paese spesso agogno:
La vita che cos’è, se non un sogno?
Come già è successo con il libro precedente, Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, la traduzione di Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò, si è rivelata complicata e non si esagera nel dire che per gli autori italiani che si sono cimentati a farlo è stata una vera e propria impresa.
Il testo originale è pieno di giochi di parole, figure retoriche, proverbi citati, continui riferimenti alla cultura inglese, hanno stuzzicato a tal punto la fantasia degli autori che ogni traduzione rappresenta un libro diverso, una versione a sé stante di Attraverso lo Specchio.
La struttura portante del libro è il nonsense che raggiunge l’apoteosi nel poemetto Jabberwocky, composto con parole inventate. La sfida della traduzione ha tuttavia attirato l’attenzione di molti autori (è stato tradotto anche in latino ed esperanto), e ha costretto gli adattatori Disney alla (non letterale) melodica e famosissima canzone dello Stregatto.
Twas brillig, and the slithy toves
Did gyre and gimble in the wabe;
All mimsy were the borogoves,
And the mome raths outgrabe.
Beware the Jabberwock, my son!
The jaws that bite, the claws that catch!
Beware the Jubjub bird, and shun
The frumious Bandersnatch!
He took his vorpal sword in hand:
Long time the manxome foe he sought
So rested he by the Tumtum tree,
And stood awhile in thought.
And as in uffish thought he stood,
The Jabberwock, with eyes of flame,
Came whiffling through the tulgey wood,
And burbled as it came!
One, two! One, two! And through and through
The vorpal blade went snicker-snack!
He left it dead, and with its head
He went galumphing back.
And hast thou slain the Jabberwock?
Come to my arms, my beamish boy!
O frabjous day! Callooh! Callay!
He chortled in his joy.
‘Twas brillig, and the slithy toves
Did gyre and gimble in the wabe;
All mimsy were the borogoves,
And the mome raths outgrabe.
Jabberwocky è considerato il più illustre esempio della poesia nonsense inglese.
Il poema risulta particolarmente interessante poiché, nonostante contenga molte parole inventate, la struttura è perfettamente in linea con le classiche liriche inglesi. La struttura del verso è accurata (altro aspetto arduo da tradurre in altre lingue), le forme poetiche sono rispettate (quartine, versi, rime, metro giambico) e la storia è in qualche modo comprensibile. Come la stessa Alice pensa “In qualche modo sembra riempire la mia testa di idee – solo non so esattamente quali siano!”
La struttura assai complessa (in origine la scrittura è persino speculare, leonardesca) è semplificata direttamente da Humpty Dumpty, personaggio a cui persino Alice ricorre per capire: le rivela che alla base nelle parole apparentemente nonsense si cela un linguaggio cifrato matematico, all’interno del quale le sillabe corrispondono a numeri o segni algebrici. Ricordiamo che il reverendo Lewis Carroll, oltre che letterato, era appassionato di matematica.
La maggior parte delle parole presenti nel poemetto sono un’invenzione di Carroll e molte rientrano nella categoria delle “parole macedonia”. Carroll non si limitò ad utilizzarle solo in questo poemetto, ma ne fece largo uso (ampliandone anche il significato) anche ne La caccia allo Snark. In un capitolo successivo di Dietro lo specchio, Humpty Dumpty spiega ad Alice il significato della prima strofa, tuttavia Carroll (in alcune sue lettere e prefazioni) ne diede versioni leggermente differenti, e cercò di spiegare l’origine di quante più parole possibili.
bandersnatch – Una creatura fantastica nominata anche ne La caccia allo Snark.
borogove – un uccello lungo e secco, con tante piume attaccate tutt’intorno, come uno spazzolone vivente.
bryllyg o brillig – le quattro di pomeriggio, deriva da bryl e broil e indica l’ora del giorno in cui si comincia a preparare la cena
burbled – to burble deriva dall’unione di bleat, murmer e warble e indica un brontolio.
frumious – dalla prefazione de La caccia allo Snark apprendiamo che è una combinazione di fuming (fumoso) e furious (furioso).
gimble o gymble – to gimble, dall’inglese gimlet che vuol dire succhiello, “fare buchi con un succhiello”.
gyre – to gyre girare come un giroscopio.
Jabberwocky – aggettivo di Jabberwock.
jubjub – secondo lo Snark, un uccello disperato che vive in una sofferenza perpetua.
mimsy – combinazione di flimsy (affranto) e miserable (miserabile).
mome – per Dumpty contrazione di from home; Carroll in seguito lo dirà derivante da solemome, “solenne”
outgrabe – to outgribe, è il verso di creature note come Rath. “Qualcosa di simile a un urlo ed un fischio, con una specie di starnuto in mezzo”.
rath – creatura fantastica simile ad un porcellino verde.
slithy o slythy – combinazione di lithe (agile) e slimy (viscido).
tove – creatura fantastica, incrocio fra un tasso e un cavatappi.
uffish – stato mentale in cui la voce è gruffish, le maniere roughish e l’umore huffish.
wabe – Lo spiazzo erboso intorno ad una meridiana. Si chiama wabe poiché va “a long way before it”, “a long way behind it” e “a long way beyond it” (ovvero, va da molto prima – della meridiana) a “molto dietro” e “molto oltre”.
Molte parole sono ormai entrate nell’inglese comune e la stessa parola Jabberwocky è diventata per antonomasia, sinonimo di nonsense.
Sono diverse quindi le versioni del poemetto Jabberwocky, già solo nelle traduzioni italiane sono molte:
La traduzione italiana di Tomaso Kemeny del 1967:
Jabberwock
Era rombo e i fangagili chiotti
Girellavano e succhierellavano i pratiali;
Tutti erano infoli e cenciopi,
E lo spirdito primaticcio murpissi.
La traduzione italiana di Milli Graffi del 1975 recita:
Il Ciciarampa
Era cerfuoso e i viviscidi tuoppi
ghiarivan foracchiando nel pedano:
stavan tutti mifri i vilosnuoppi
mentre squoltian i momi radi invano
La traduzione italiana di Masolino D’Amico del 1978:
Ciarlestroniana
Era brillosto, e i tospi agìluti
Facean girelli nella civa;
tutti i paprussi erano mélacri
ed il trùgon striniva.
La traduzione italiana del 1978 di Roberta Rambelli con la collaborazione del grande traduttore Riccardo Valla solo della prima strofa, inclusa nel racconto fantascientifico Mimsy were the borogoves di Lewis Padgett nell’antologia Sonde nel futuro:
Eran mestrizzi i borogovi
Era brilligo e gli unsci tovi
dondoprillavano sulla vava,
eran mestrizzi i borogovi
e il momo ratso ultrarraffava
La traduzione italiana del 1981 di Antonio Bellomi solo della prima strofa, anch’essa inclusa nel racconto fantascientifico Mimsy were the borogoves di Lewis Padgett da cui è stato tratto il film Mimzy – Il segreto dell’universo:
Eran birbizzi i borogovi
Era brilligo e gli unsci tovi
girondavano sulla rava,
eran birbizzi i borogovi
e il momo ratso ultragrattava
La traduzione italiana di Masolino d’Amico in Alice, introd. e note di M. Gardner, più simile a quella di Antonio Bellomi:
Il Ciarlestrone
Era brillosto e gli alacridi tossi
Succhiellavano scabbi nel pantùle:
Mèstili eran tutti i papparossi,
E strombavan musando itartarocchi.*
Un’altra traduzione, di Bruno Garofalo, compare nella traduzione italiana di Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante:
Il mascellodonte
Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
girillavano e sfrocchiavano nella serbaja
molliciattoli eran gli spennavoli
e gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano
Un’altra traduzione ancora, questa volta di Silvio Spaventa Filippi, è:
Il Giabervocco
S’era a cocce e i ligli tarri
girtrellavan nel pischetto,
tutti losci i cencinarri
suffuggiavan longe stetto.
Ancora un’altra traduzione, ad opera di Gianni Celati, inizia così:
Il Lanciavicchio
Era la brilla e i fanghilosi tavi
Ghiravano e ghimblavano nel biava.
Mensi e procervi erano i borogavi
E il momico rattio superiava.
Non mancano, comunque, traduzioni recenti, come quella dello scrittore genovese Michele Beccherini:
Il Brillalovo
Quando cellivo ed i suffraggi squerti
Pascavano e giranzavano nella milava
Tutti bischevan eran i toggherti
Altrove si coccolevano le dulcirava
In sostanza, dal confronto tra i primi quattro versi delle traduzioni, si evince che è davvero poco probabile riuscire a trovare versioni tradotte di questo poemetto concordanti tra loro.
Di seguito è riportata la traduzione di Adriana Valori-Piperno, nell’edizione integrale di Newton Compton.
Il Tartaglione
Al prepario i svatti marchi
Tortellavan per il diano,
Ma tristanchi erano i barchi
E paupersi sibiliàno.
«Figlio mio, guardati bene dal crudele Tartaglione,
Che ha unghie lunghe, lunghe zanne, e la pelle di bandone;
E ti guarda dal Giubgiub, che è crudele, immenso uccello,
E diffida del Serpente, che ti afferra sul più bello».
Egli prese la sua spada, fino acciaio temperato,
E a cercare il Tartaglione si diresse difilato;
E a una pianta di tumtum, non potendolo trovare,
Appoggiato con le spalle si fermò per meditare.
Mentre stava meditando, a pensar cogitabondo,
Ecco arriva il Tartaglione più crudel di questo mondo,
Che avanzando in mezzo al bosco con un fischio da sciacallo,
Eruttava dalle nari, fiamme, fuoco e fumo giallo.
Uno e due, picchia e ripicchia, mena colpi come un pazzo;
Già la spada nella schiena gli affondava come un razzo.
Resta morto il Taraglione, e, tagliali la testa,
Torna indietro il vincitore, spada al fianco e lancia in resta.
Tutti gridano felici: «Uccidesti il Taraglione,
E tagliasti con la spada la sua pelle di bandone.
Oh, che giorno fortunato! Gridiam tutti urrà urrà,
Sul cammino della gloria egli sempre marcerà».
Dondolar sull’altalena nel calor pomeridiano
Può sembrar per un ragazzo uno spasso poco strano.
Così pensan tra le piante che infoltiscon la foresta
I ranocchi dello stagno, mentre abbassano la testa.
Nel film Disney Alice nel paese delle meraviglie, lo Stregatto canta ripetutamente i primi quattro versi. L’adattatore italiano Roberto De Leonardis li ha tradotti (molto liberamente, come si vede anche dalle numerose versioni delle traduzioni italiane, visto il nonsense del testo originale):
A destra ed a manca va
di qua, di su, di giù, di là
la luna sorge all’olimon
e i palmipedon neppur
Albeggia ed il solleon
a larghe falde sbianca il mar
la luna sorge all’olimon
e i palmipedon neppur
Questo olimon inventato da De Leonardis è senz’altro una “parola macedonia” raffigurante la luna che mentre sorge ricorda una fettina di limone appoggiata a metà sull’orizzonte.
Approfondimento: Parole Macedonia
Le parole macedonia sono un caso particolare di parole ➔composte. Sono parole formate dalla fusione di due o più parole, che di solito hanno un segmento in comune; di norma il primo elemento è una parola accorciata, mentre il secondo elemento è una parola intera
carto[leria] + libreria ▶ cartolibreria
mand[arino] + arancio ▶ mandarancio
cant[ante] + autore ▶ cantautore.
Le parole macedonia sono molto usate nei nomi di enti e associazioni (Autosole, Federcommercio, Coldiretti) e nel linguaggio pubblicitario.
La Corsa della Regina Rossa (The Red Queen’s Race) è un racconto di fantascienza di Isaac Asimov del 1949 che fa riferimento all’omonimo episodio del romanzo.
L’opera ha ispirato una variante scacchistica detta scacchi di Alice.
Il tricheco della canzone I am the Walrus dei Beatles è un riferimento al poemetto “Il tricheco e il falegname“.
Nella canzone White Rabbit dei Jefferson Airplane vi sono alcuni riferimenti riguardanti “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò“
Alice attraverso lo specchio (Alice Through the Looking Glass) è un film del 2016 diretto da James Bobin. Il film è il sequel di Alice in Wonderland del 2010, e si basa sul romanzo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll.
Tra gli interpreti principali figurano Mia Wasikowska, Johnny Depp, Anne Hathaway e Helena Bonham Carter, già presenti nel primo film.
Alice Kingsleigh ha trascorso gli ultimi anni seguendo le orme paterne e solcando mari lontani. Al suo rientro a Londra rinviene un magico specchio attraverso il quale ritorna nel fantastico regno di Sottomondo e dei suoi abitanti, il Bianconiglio, Absolem il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto, che non è più lo stesso. Il Cappellaio ha perduto la sua moltezza, di conseguenza Mirana, la Regina Bianca, spedisce la ragazza in missione, al fine di recuperare la cronosfera, un globo metallico custodito all’interno della camera del Grande Orologio che regola tutto il tempo. Facendo ritorno al passato, Alice s’imbatterà nei suoi amici, e nemici, in diversi momenti della loro vita passata, imbarcandosi in una corsa pericolosa per salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo.
Charles Lutwidge Dodgson, nasce a Daresbury (Cheshire, Inghilterra), il 27 gennaio 1832. Studia a Rugby e a Oxford, nel Christ Church College, dove rimane sino al 1881 come lettore di matematica pura, disciplina alla quale dedicherà numerosi trattati. Sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll pubblica romanzi per bambini “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso Specchio e quel che Alice vi trovò”. Scrisse anche opere in versi come “La caccia allo Snark” (1876,scritta al contrario, dall’ultimo verso fino al primo a ritroso) e il romanzo Sylvie e Bruno. Era appassionato di fotografia, oltre ai ritratti di poeti, fotografava anche nudi di bambine che attirarono su di lui l’occhio critico di molti suoi conoscenti e per questo abbandonò la macchina fotografica. Morì di bronchite a Guildford , nel Surrey, cinque anni dopo la pubblicazione di Sylvie e Bruno.
Fonti:
Alice nel paese delle meraviglie-Attraverso lo specchio. Ediz. integrale Newton Compton
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