Alice: “Quale via dovrei prendere?”.
Gatto: “Dipende da dove vuoi andare”.
Alice: “Poco importa dove”.
Gatto: “Allora poco importa quale via prendere”.Capitolo VI Pepe Porco
Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (solitamente contratto in Alice nel Paese delle Meraviglie, titolo originale Alice’s Adventure in Wonderland ), pubblicata nel 1865, è un’opera letteraria dello scrittore, reverendo e matematico inglese Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll.
Inseguendo un curioso coniglio col gilè, Alice finisce in un paese dove anche le cose più semplici, le più normali, sono buffe, pazze, completamente ingarbugliate. Il suo viaggio nel paese delle meraviglie è una continua sorpresa tra giochi di parole, filastrocche strampalate, canzoncine senza capo né coda.
Le tre sorelline Liddell
Nella giornata di venerdì 4 Luglio 1862 due reverendi che insegnavano ad Oxford, Charles Lutwidge Dodgson e Robert Duckworth, portarono tre bambine, Lorina, Alice ed Edith Liddell, a fare una gita in barca sul Tamigi. Non era la prima volta, visto che Dodgson preferiva la compagnia dei bambini rispetto a quella degli adulti, preferibilmente bambine, da sbaciucchiare e fotografare, per poi distaccarsene quando queste divenivano grandicelle e raggiungevano la pubertà. Nella giornata di sole del 4 Luglio del 1862, accadde qualcosa di diverso, le sorelline erano irrequiete e pretesero che venisse raccontata loro una storia insensata. Dodgson improvvisò, come era solito fare durante le sessioni fotografiche, la favola che ne venne fuori colpì la piccola Alice, tanto che la bambina gli chiese di metterla per iscritto. Dodgson acconsentì per accontentare “la bambina che amava” e dopo la gita si impegnò subito nella stesura della storia. La maturazione del libro però, dopo quella ispirazione iniziale, fu tutt’altro che fulminea. In un primo momento il manoscritto, illustrato dall’autore, doveva essere destinato solo alla piccola Alice, cui Dodgson sperava di fare un regalo per Natale. Ma il 10 febbraio 1863 il reverendo era ancora a lavoro e anche quando ebbe perfezionato il testo con le illustrazioni, l’autore indugiava a consegnare il dono. In seguito prestò il manoscritto, il cui titolo originale era “Avventure di Alice nel sottosuolo”, all’amico George MacDonald, autore di fiabe e padre di tre bambini che aveva fotografato spesso, fu il consenso dei tre piccoli MacDonald a convincere l’autore a pubblicare il testo. Dodgson in vista della pubblicazione decise di rivedere accuratamente tutto il testo e di affidarsi ad un illustratore di professione. L’amico Tom Taylor, noto commediografo lo aiutò a scegliere il titolo definitivo – Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie – e lo presentò a John Tenniel, il principale disegnatore del giornale umoristico “Punch”. Tenniel accettò l’incarico (aprile 1864) quando il libro era già in fase di pubblicazione ed era ormai raddoppiato di mole rispetto alla prima stesura, l’editore era Macmillan, casa prestigiosa e cliente abituale dell’Università di Oxford. Con Macmillan il reverendo volle stipulare un accordo inconsueto.
Alice Liddell
Tutte le spese, compreso il compenso di Tenniel erano a carico dello stesso Dodgson che avrebbe mantenuto però la proprietà dei diritti di autore. Tenniel, che aveva un carattere tutt’altro che malleabile e che poco sopportava le ingerenze di Dodgson nel suo lavoro, convinse l’autore a fare l’Alice del libro bionda e non bruna come quella reale. L’ illustratore impiegò ben quattordici mesi per completare il lavoro, il libro fu pronto solo nel luglio 1895. Ma, deluso dalla qualità della stampa, Dodgson decise di sopprimere l’edizione e di farla rifare daccapo, sempre a proprie spese, e si impegnò a recuperare tutti gli esemplari in circolazione. La seconda edizione, l’unica approvata e firmata con lo pseudonimo di Lewis Carroll, uscì nel novembre 1865, accolta con qualche perplessità dai recensori ma con successo dal parte del pubblico. Già un anno dopo Dodgson era rientrato dell’investimento, e nel 1898, l’anno in cui morì, le copie stampate in Inghilterra erano 160.000. Nel 1869 il libro uscì tradotto in Germania e in Francia, in Italia arrivò nel 1872. Nel frattempo il manoscritto era stato consegnato alla destinataria ormai dodicenne (aveva dieci anni quando la storia le venne raccontata sul Tamigi e sette nel libro), per il Natale del 1864. Arrivata a settantasette anni e avendolo tenuto sempre con sé, Alice lo vendette. Da questo momento il manoscritto fu venduto e acquistato da diverse persone nel corso degli anni, fino a quando lo comprarono degli americani filobritannicci che ne fecero dono al British Museum come gesto di gratitudine nei confronti dell’Inghilterra per il contegno avuto durante la guerra. Il piccolo libro è di solito esposto nel King’s Library ed è tra i cimeli più preziosi della letteratura inglese.
Alice nel Paese delle Meraviglie è un libro di travolgente anarchia, dove l’autorità viene mostrata come arcigna e dispotica, tutte le istituzioni incomprensibili e ingiuste e dove Dio non è neppure lontanamente nominato. Carroll consegna questo libro nelle mani dell’infanzia nell’Inghilterra vittoriana dove l’utilitarismo regnava come la Regina di Cuori, dove l’arte doveva giustificarsi e produrre per esistere o quantomeno contribuire a elevare l’individuo e a migliorarlo. Alice è un libro senza morale, senza quel retrogusto amaro “del questo succede se…” “questo succede a chi…”, è un libro solo per bambini è pieno di zucchero.
Dodgson era un ecclesiastico agli inizi di una carriera accademica che si divertiva a inventare storie stravaganti e indovinelli, per separare questi due lati della sua personalità creò un suo alter ego. Dodgson fece del suo alter ego un opposto alla propria personalità; un Mr Hyde nelle vesti del quale il serioso Dr. Jekyll aveva modo di sfogarsi. La scelta dello pseudonimo capovolse i due nomi di Dodgson – Lewis come Lutwidge (entrambi dal latino Ludovicus, Luigi) , Carroll come Charles (entrambi dal latino Carolus). Nel momento in cui Lewis Carroll emerse dall’ombra, le due identità non vollero più riconoscersi a vicenda. Quando Lewis Carroll diventò famoso come autore de “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò” (1871), il reverendo Dodgson rifiutò decisamente di avere a che fare con lui. La corrispondenza indirizzata a Lewis Carroll veniva puntualmente rispedita al mittente e arrivò al punto di far stampare una risposta standard da inviare a tutti coloro che lo confondevano con Carroll. Fatto sta che Carroll era il gemello libero e stravagante di Dodgson, era il sé capovolto di una mente brillante. Questo concetto potrebbe essere riassunto citando una frase che William Shakespeare mette tra le labbra di Viola in “La dodicesima Notte” – Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni – Dodgson ha bisogno di Carroll per evadere dalla prigione adulta in cui lo rinchiudono il suo corpo e la società vittoriana a lui contemporanea.
Per quanto il racconto possa sembra caotico, entrambi i libri di Alice sono profondamente strutturati, per esempio si articolano in 12 capitoli ciascuno e il poema che apre il primo libro di Alice, usa per tre volte la parola “little” ( che significa “piccola” e suona come Liddell ) e racconta della fatidica gita in barca. Mentre il poema che chiude “Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò” costituisce un acrostico (componimento poetico in cui le lettere o sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase): le prime lettere dei 21 versi formano il nome di ALICE PLEASANCE LIDDELL. L’ultima strofa del poema si conclude con le parole (stream, gleam e dream, rispettivamente “fiume”, “raggio e “sogno”), che concludono a loro volta il poema che è all’apertura di un altro suo romanzo Silvia e Bruno, il quale a sua volta è un doppio acrostico, poiché le prime lettere dei versi formano il nome di ISA BOWMAN probabilmente dedicataria dell’opera. Insomma quasi tutte le opere di Carroll sono collegate tra loro e nascondono piccoli gioielli nella trama fitta delle sue parole.
In ciascuno dei due libri di Alice hanno un ruolo predominate i giochi: in Alice le carte e il croquet mentre nello Specchio il gioco degli scacchi. Nello Specchio viene descritta una partita di scacchi in modo perfetto e molto “realistico”, Alice è un pedone bianco che attraversa l’intera scacchiera, interagendo sempre con pezzi che sono adiacenti alla sua casella. In entrambi i libri oltre ad Alice è presente Dodgson stesso. In “Alice nel Paese delle Meraviglie” come Dodo che deriva da “Do-Do-Dodgson” che si riferisce alla balbuzie di cui è affetto. In “Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò” è il Cavaliere bianco, che accompagna Alice per essere regina e quindi alla maturità e poi si allontana tristemente.
Oltre agli episodi fantastici di cui sono costellati i libri di Alice contengono numerosi esempi di linguistici e logici non-sense, che possono avvenire in due modi complementari: un uso apparentemente sensato di parole insensate e un uso apparentemente insensato di parole sensate. “Apparentemente”, benché il non-sense venga percepito spesso e volentieri come mancanza di senso, in realtà è solo la negazione di senso e presuppone la sua presenza.
Ogni traduzione di “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” rappresenta un libro a sé. Questo è dovuto al fatto che la presenza di proverbi, continui riferimenti alla cultura inglese, giochi di parole e figure retoriche rende quasi impossibile la formazione di un testo tradotto in maniera omogenea.
Le tre traduzioni principali che furono da riferimento per tutte le altre a seguire fino agli anni cinquanta:
Sono svariate le interpretazioni date alla storia di Alice da altre opere letterarie nel corso degli anni. Possiamo citarne alcune:
Le avventure di Alice sono state rappresentate in un numero innumerevole di pellicole, per citarne qualcuna:
La trasposizione videoludica più famosa dell’ Alice di Carroll è senz’altro American McGee’s Alice, videogioco creato da American McGee e prodotto da Electronics Arts nel 2000. La trama nel videogame è profondamente cambiata rispetto a quella del libro di Carroll, dove all’atmosfera giocosa si sostituisce quella gotico/noir, in cui un’ Alice potenzialmente suicida e mentalmente instabile, dopo anni passati in manicomio viene richiamata dal bianconiglio nel Paese delle Meraviglie. Il seguito di American McGee’s Alice è Alice the Madness. L’opera di Carroll viene citata anche all’inizio del videogioco Assassin’s Creed III.
Charles Lutwidge Dodgson alias Lewis Carroll
Charles Lutwidge Dodgson, nasce a Daresbury (Cheshire, Inghilterra), il 27 gennaio 1832. Studia a Rugby e a Oxford, nel Christ Church College, dove rimane sino al 1881 come lettore di matematica pura, disciplina alla quale dedicherà numerosi trattati. Sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll pubblica romanzi per bambini “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso Specchio e quel che Alice vi trovò“. Scrisse anche opere in versi come “La caccia allo Snark” (1876,scritta al contrario, dall’ultimo verso fino al primo a ritroso) e il romanzo Sylvie e Bruno. Era appassionato di fotografia, oltre ai ritratti di poeti, fotografava anche nudi di bambine che attirarono su di lui l’occhio critico di molti suoi conoscenti e per questo abbandonò la macchina fotografica. Morì di bronchite a Guildford , nel Surrey, cinque anni dopo la pubblicazione di Sylvie e Bruno.
(8522)