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16. Mark e le scimmie – Bruno Geremia

Mark era un ragazzo OK. Infatti quando era contento alzava il pollice della mano destra e diceva con entusiasmo OK! Quando otteneva un risultato positivo, sia a casa che a scuola, alzava la testa, ti guarva fisso con quegli occhi furbi e maliziosi. Il pollice, seppur piccolo, si drizzava davanti al naso per dire OK! Se una ragazza gli piaceva, sfoderava il suo migliore sorriso coi denti a palizzata e cremagliera, il pugno sfiorava il ricciolo ribelle sopra l’occhio destro e il pollice alzava il Sì, OK!
Ma con le sue magre e svelte gambe filava via, il corpo minuscolo piegato in avanti, ogniqualvolta un gruppo di ragazzotti lo rincorreva per tormentarlo. Dopo averli distaccati in pochi secondi, si girava di scatto e alzava il pugno… no, il pollice gridando felice OK! CE L’HO FATTA! E quelli con un palmo di naso, sfiatati e rabbiosi, lanciavano insulti e boccacce da lontano, minacciandolo inutilmente coi pugni chiusi.
Fu così che, un bel giorno assolato di maggio, Mark si trovò seduto sul bordo erboso di una strada, con la testa bassa, lo zaino accanto e i suoi occhi erano tristi, la sua bocca non sorrideva e il pollice piangeva… no! Si alzò di scatto, perché un’auto arrivava, e, strano a dirsi, si fermò proprio accanto a lui. Era arrugginita, vecchia e rumorosa, con un’aria da ferrovecchio, ma funzionava. Mark era diventato una statua. Una voce da dentro gli gridò:
– Vuoi un passaggio o no?
Mark si scosse e rispose:
– Sì, certo!
La portiera si aprì e lui saltò dentro con lo zaino in mano. L’autista era un vecchietto, che salutò gentilmente:
– Ciao nonno!
– Ehi! – gli ripose il tipo – Ho soltanto 299 anni e sono più giovane e più in gamba di te. Da noi non contano gli anni, ma … il cuore!
Il ragazzo lo scrutò e non capiva cosa volesse dire. Comunque l’auto partì con uno scatto e scivolò via veloce come al galoppo. Mark mise fuori la testa dal finestrino e vide che al posto delle ruote c’erano dei veloci cavallini.
– È una 4 cavalli – commentò il vecchio – Velocissima!
Infatti gli alberi scappavano via come fulmini, mentre Mark si girava indietro a guardare ciò che era passato.
– Non ho il bagagliaio – interpretò l’uomo – Arriverà dopo. Intanto metti pure il tuo sacco sul sedile posteriore.
Mark lo gettò dietro e sentì un grugnito. Si spaventò e guardò bene: una tigre allattava i suoi piccoli e lo zaino era finito sulla sua coda.
– Non avevo latte per i cuccioli – si scusò l’autista – così ho preso una nutrice. Come vedi, cani, gatti e tigrotti non litigano per il cibo!
A sentire ciò Mark rimase di stucco e non sapeva cosa pensare. Solo allora si accorse che i sedili anteriori erano due orsi che allacciavano lui e l’autista con le loro morbide zampe superiori. Il volante era una volpe raggomitolata e oltre il vetro del cruscotto dei topolini facevano girare una piccola ruota. Il vecchio si schiarì la gola e aggiunse:
– È il tachimetro… questa è un’auto ecologica
– Eco? – chiese Mark – Non sento l’eco! Piuttosto sento puzza….
– Ah beh, per forza…. Ecco… è logico… Gli animali devono pur mangiare per correre e poi scaricare il combustibile … voglio dire il commestibile. Ma questa è un’auto che rispetta la natura, non usa benzina, ma prodotti naturali… logico no?
Solo allora Mark vide oltre i dieci topolini in giostra e si accorse che il motore era costituito da un toro e un leone che correvano in coppia su un tapis-roulant, facendolo girare vorticosamente.
– Vedi – commentò l’autista lisciando la coda della volpe – qui il motore ha la forza di un toro e quando scatta ruggisce come un leone. Per accelerare basta pestargli la coda, per frenare tirare le redini dei cavalli…. Ma tu, piuttosto – aggiunse sospettoso – dove vai? Non dovresti, se non sbaglio, essere a scuola?
Mark cominciò ad agitarsi sul sedile tra le braccia dell’orso e vergognandosi mormorò:
– Beh, sì, ma …
– Che cosa c’è che non va? Non ti piace la scuola?
– Sì che mi piace, ma ….
– Gli insegnanti sono severi ed esigenti?
– No, ma ….
– I tuoi compagni non ti vogliono bene?
– Le ragazze sì, ma …
– Oh perbacco! – esclamò – tu vuoi marinare per via dei tuoi compagni. Ma non pensi che farai soffrire la tua mamma?
– Non ce l’ho la mamma. E’ morta quando avevo pochi anni.
– E il papà?
– Non so nemmeno dove sia.
– Ma…. con chi abiti?
– Con …. mia sorella maggiore.
– E …. non pensi a lei, che piangerà quando non tornerai a casa?
– Oh, ma tanto lei ha i suoi …. ragazzi. E’ sempre piena di amici, che non baderà se io non ci sono…
– Senti – riprese bonariamente l’autista – Ti capisco sai. Anch’io ho avuto quei problemi, ma non devi scappare, perché … vedi … il toro va preso per le corna e poi … aspetta …. metto il pilota automatico e ne parliamo.
Con gli occhi sbarrati Mark vide un gufo salire sulle corna del toro e l’auto correva che era un piacere e al sicuro, come se fosse notte. Stette a guardare allibito, mentre il nonno gli parlava serio:
– Non devi scoraggiarti, avvilirti, né mollare. Vedrai che risolverai tutti i tuoi problemi. Ti porterò dove certamente imparerai a cavartela.
– Dove?
– Nella foresta.
– Nella foresta nera?
– No, in quella africana, dove ci sono gli animali.
– Ma quelli che mi perseguitano sono dei … bulli!
– Proprio per questo…. Sono peggio degli animali, vedrai invece che questi ti insegneranno come fare….
Mentre il vecchio parlava, Mark si accorse che l’auto si librava nel cielo come un aereo! Guardò fuori dal finestrino e le ruote erano diventate gabbiani in volo e dietro seguiva pure un pellicano che portava dei bagagli col becco.
– Ma…. come hai fatto? Che macchina è questa? – chiese Mark.
– È…. come ti ho detto una 4CV a terra, oppure una 4GB in cielo!
– Incredibile!
– Non ci credi …. Vuoi un esploso?
– No! Moriranno tutti!
– Macché, somaro che sei! (scusa amico mio quadrupede) Guarda!
E Mark si trovò seduto sopra una nuvola accanto all’uomo e tutti i pezzi dell’auto, coi rispettivi animali tutti staccati e ben visibili, ciascuno con un’etichetta che spiegava di cosa si trattasse e le ripettive funzioni. Fu un attimo e poi tutto si riunì mentre l’auto già scendeva in picchiata verso la foresta.
Non ci volle molto a capire che quell’uomo era speciale e Mark gli chiese:
– Ma tu… chi sei?
– Ah… io sono… te stesso allo specchio.
Infatti Mark guardò nello specchietto retrovisore e vide un vecchietto, ma ormai non gli importava più niente, perché era convinto di sfracellarsi nella giungla.
Invece si trovò nel pianeta delle scimmie, che lo presero come un loro giocattolo. Se lo lanciavano da un ramo all’altro prendendolo per una gamba, o per un braccio, ma alcune anche per i capelli e per il … naso e lui gridava di paura con voce strozzata e nasale:
– Aiutooo! Babb… nonno! Liberami da queste pazze pelose!
Il vecchietto se ne stava a braccia conserte sul tetto dell’auto parcheggiata sopra un baobab e fumava la pipa, con volute di fumo che formavano nuvolette a forma di OK! TRANQUILLO!
Infatti i gabbiani si riposavano con la testa sotto l’ala, il pellicano aveva deposto i bagagli sui sedili anteriori ed era volato via, mentre in quello posteriore la tigre e tutti i piccolini sazi e morbidi pian pianino s’assopivano. Il toro pascolava su una nuvola e il leone mangiava ciò che trovava tra i rami.
– Aiutooo! Mamm… mamma mia che baldoria! Mi gira la testa! – continuava a gridare Mark disperato a testa in giù, volando da un albero all’altro.
Ma il vecchio era sempre calmo e placido, mentre le nuvolette uscite della pipa intensificavano i caratteri trasformandosi in… IL CORAGGIO CE L’HAI… DAI CHE CE LA FAI!
Solo allora Mark si accorse che più gridava, più le scimmie si facevano beffe di lui. Allora chiuse la bocca e lo adagiarono sulla terra in mezzo all’erba.
Vennero tutti gli animali della foresta e fecero amicizia con lui, perché capivano che era buono con i loro piccoli ed era uno di loro. Si procuravano il cibo aiutandosi a vicenda, con la corsa, la caccia in gruppo, mai da soli e Mark si unì al branco.
Tornato dalla caccia, dopo aver visto tutti gli animali accovacciati a pranzare e poi sdraiati per la siesta tra l’erba, si sentì finalmente realizzato. Felice di ciò, salì sopra un albero, si appese a una liana e spiccò un balzo, lanciando l’urlo come… una scimmia, ma questa si ruppe e Mark cadde senza un grido e, quando giunse a terra, si svegliò seduto sul bordo della strada.
Aveva sognato, o tutta questa avventura era successa davvero? Non lo so, ma quello che avvenne poi fu straordinario.
Mark tornò a casa e poi a scuola, sorrise alla ragazza a cui aveva alzato il pollice OK. Anche lei gli disse OK e lo baciò. Così assieme a lei affrontò il gruppo dei bulli, che, invece di filmare mentre lo rincorrevano per picchiarlo, si fecero una selfie con la sua ragazza, gridando in coro a squarciagola OOOK RAAAGAZZIII!
Così furono amici per sempre.

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Alessandro Zuddas

Alto, bello, forte, intelligente, affascinante, carismatico, sposta gli oggetti con il pensiero, sa volare, parla la lingua comune intergalattica ed è così dannatamente fantasioso che qualche volta confonde cioè che immagina con la realtà… diciamo spesso… anzi no! Praticamente sempre! A pensarci bene non è che sia così tanto alto, affascinante o tutte le altre doti prima esposte, ma a chi importa? Quando si possiede la capacità di creare un mondo perfetto o perfettamente sbagliato oppure ancora così realistico da poterlo sovrapporre alla realtà, perde di senso chi si è veramente e conta solo chi si desidera essere.

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