Leggere il Guardiano della città perduta è stato strano: ho instaurato un rapporto di amore-odio con questo libro. Vediamo perché.
Titolo | Il Guardiano della Città Perduta |
Autore | Daniel Polansky |
Data | 2011 |
Pubblicazione italiana | 2011 |
Editore | Fanucci |
Traduttore | Giulia Antioco |
Titolo originale | The Straight Razor Cure |
Pagine | 343 |
Reperibilità | Poche copie in commercio; presente in ebook |
Nella città di Low Town si verificano dei misteriosi omicidi di bambini: per ragioni discutibili, uno spacciatore decide di occuparsene. Il Guardiano (lo chiamiamo così, visto che il suo nome non viene mai rivelato) segue allora diverse piste, cercando di svelare chi sta dietro queste sparizioni. Purtroppo la trama procede lentamente, senza che si riesca davvero a intrattenere il lettore: ci sono anche lunghi capitoli sul passato del Guardiano che, per quanto possano risultare interessanti per un approfondimento del personaggio, in realtà sono noiosi.
La conclusione l’avevo già immaginata, quindi non ho avuto nessuna sorpresa nel finale.
La storia viene narrata in prima persona, dal punto di vista del Guardiano. Lo stile è molto confusionario: il narratore rovescia informazioni di tutti i tipi, senza che ci siano nessi logici tra certi periodi.
Molto spesso viene nominato un luogo/oggetto/persona, e poi parte subito la descrizione infodumposa… ad esempio:
Dovevo una visita a Tancred Labbro Leporino da quando avevo visto uno dei suoi corrieri trafficare erba dei sogni nel mio territorio, una quindicina di giorni prima. Tancred era un piccolo spacciatore che s’era ritagliato un suo spazio grazie a una disgustosa combinazione di violenza gratuita e furberie da due soldi, ma non sarebbe durato più di due giorni. Avrebbe sottopagato i suoi ragazzi, o cercato di fregare la Guardia sulla sua percentuale, o fatto incazzare qualche grossa organizzazione criminale e sarebbe morto in un vicolo con un pugnale piantato nelle viscere. Non avevo mai avuto necessità d’affrettare il suo appuntamento con Colei Che Attende a Tutte Le Cose, ma nel nostro lavoro errori non se ne fanno. Smerciare sul mio territorio significava mandarmi un segnale, e il galateo imponeva una risposta.
Labbro Leporino controllava una striscia di territorio a ovest del canale, dalle parti di Offbend, e gestiva la sua attività da una sudicia topaia chiamata Bleeding Virgin. Ricavava quasi tutti i suoi introiti da traffici troppo insignificanti o abietti perché i pezzi grossi del cartello ci mettessero mano: spacciava wyrm e spillava ai commercianti locali quattrini per la protezione che loro gli concedevano quasi per pietà. Era una bella scarpinata fino al suo merdoso quartier generale, ma mi avrebbe dato tempo di sgombrare la testa dalla sbornia.
Oppure:
La Guardia si occupa di far rispettare le consuetudini e i regolamenti della città – quando non è pagata per guardare dall’altra parte – ma in linea di massima investigare contro il crimine esula dalle sue competenze. E poi, a meno che l’assassino non se ne stia accanto al cadavere con in mano un coltellaccio insanguinato non servono a molto. Quando c’è un delitto che interessa a qualcuno che conta, viene inviato un agente della Corona, ovvero uno ufficialmente deputato a mettere in atto la giustizia regia. La ghiaccia, il gelo, i pupazzi di neve o i diavoli grigi, chiamateli come vi pare ma abbassate la testa quando passano e risposta pronta se dovessero chiedervi qualcosa, perché la ghiaccia non è certo la Guardia, e la sola cosa più pericolosa di un corpo di polizia incompetente è uno competente. Di norma un cadavere abbandonato a Low Town non merita la loro attenzione – un fatto che lascia da pensare dato il gran numero d’omicidi che avvengono -, ma questo non era un ubriaco qualunque affogato in una pozzanghera, o un tossico accoltellato. Per questo cadavere avrebbero mandato un agente.
Il raccontato becero si spreca, anche se ogni tanto qualche scena carina c’è. Inoltre, l’autore da il meglio di sé nei dialoghi. Ecco un esempio di battuta simpatica:
“Chi farà giustizia per quella creaturina?”
“La Guardia farà le sue indagini.” Potevo ben capire che magra consolazione fosse.
“La Guardia non saprebbe prendere nemmeno un’infezione in un bordello.”
Il mondo dipinto da Polansky è abbastanza approssimativo. Vengono nominate città e repubbliche, ma senza una mappa non ho avuto modo di visualizzare i luoghi. Low Town è la classica città costituita da bassifondi (dove vive il Guardiano) e una zona residenziale; la parte che mi è piaciuta di più è stata la Torre del Mago col suo labirinto all’ingresso. Per il resto, nulla di nuovo: i personaggi loschi tendono ad essere tutti brutti, pieni di cicatrici e butterati.
Il Guardiano è il protagonista indiscusso. È ben caratterizzato: brutto (e figuriamoci), esperto di armi, spacciatore e drogato. Infatti non può fare a meno di sniffare da varie boccette, e si rolla continuamente sigarette. È arguto, un abile osservatore e ha la battuta pronta: la cosa viene ben mostrata dai dialoghi. Ecco una sua descrizione figa dell’aristocrazia:
Se la razza umana ha mai inventato un’istituzione più efficace della nobiltà nella moltiplicazione d’esseri umani intellettualmente e moralmente inetti, devo ancora scoprirla. Prendete la progenie di mezzo millennio d’accoppiamento tra consanguinei, cugini di primo grado ed emofiliaci. Per crescerli affidateli alle cure d’una serie di gonfie balie, confessori alticci e accademici falliti perché, per Sakra, mamma e papà sono troppo impegnati a trastullarsi a corte per mettere mano all’educazione del pargolo. Assicuratevi che l’eventuale formazione che ricevono in gioventù non comprenda nulla di più pratico della spada e dello studio di lingue morte, concedete loro una fortuna al raggiungimentodella maggiore età, collocateli al di fuori di qualsiasi sistema giuridico più avanzato del codice per duellanti, aggiungete la naturale propensione umana verso l’accidia, l’avarizia e il bigottismo, mescolate con cura et voilà: ecco a voi l’aristocrazia.
A parte il Guardiano, altri personaggi rilevanti sono il Mago e la sua protetta, Celia, con i quali il protagonista ha un lungo trascorso. Inoltre il Guardiano prende il simpatia un ragazzo, chiamato Scricciolo, e se ne serve per mansioni più disparate. Devo dire che nessun personaggio spicca particolarmente, a parte forse l’aristocratico che ha un ruolo verso la seconda metà del libro.
Purtroppo il romanzo non riesce a decollare davvero; vuoi per lo stile zoppicante, vuoi per la storia che non intrattiene più di tanto, vuoi per lunghe parti noiose. Probabilmente agli amanti di fantasy un po’ noir può piacere: a me ha lasciato indifferente. Ciononostante, non me la sento di bocciarlo in toto: quindi il voto sarà poco al di sotto della sufficienza.
Voto: 5/10.
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